Agricoltura nello spazio: i lombrichi possono fertilizzare la Luna, dice uno studio

L'agricoltura nello spazio si sta avvicinando? Uno studio italiano ha scoperto che i lombrichi potrebbero aiutare a fertilizzare la Luna.

Agricoltura nello spazio: i lombrichi possono fertilizzare la Luna, dice uno studio

Quella dell’agricoltura nello spazio è una frontiera in grande fermento. D’altronde, con il pianeta Terra che si trova sempre più piegato dinnanzi alla furia del cambiamento climatico – e la siccità che negli ultimi anni ha strozzato buona parte del nostro Stivale ne è una prova concreta -, le proverbiali soluzioni-cerotto che permettono di arrancare fino all’orlo della prossima stagione potrebbero presto rivelarsi insufficienti. Occorre inventare, sperimentare, innovare; in altre parole. Una potenziale base da cui costruire il futuro del settore primario – e nel frattempo stemperare le difficoltà logistiche – è emersa da uno studio condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha evidenziato la capacità dei lombrichi di sopravvivere, riprodursi ed eventualmente fertilizzare il suolo della Luna.

Agricoltura nello spazio e lombrichi sulla Luna

spazio

Ok, posto così sembra un po’ il titolo di un filmaccio di fantascienza anni ’80 dove si scopre che nel lato oscuro del nostro satellite si trova una comunità di lombrichi agricoltori – ma cerchiamo di mantenere la serietà. Lo studio in questione, come accennato, è da inserirsi nel quadro di ricerche circa la possibilità di portare la crescita di colture nello spazio; e ha preso in esame le capacità di sopravvivenza e riproduzione dei nostri amici rosei e invertebrati su di un simulante di regolite lunare (che in parole povere è l’insieme di sedimenti, polvere e pietre che compongono lo strato più superficiale del suolo della Luna).

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La parte più interessante, tuttavia, è il fatto che la particolare specie di lombrico presa in esame (Eisenia fetida, conosciuto anche come verme rosso californiano e regolarmente usato sulla Terra per la produzione di vermicompost) ospita nel proprio sistema digerente un particolare microbiota che, una volta rilasciato nel terreno, innesca una promozione della crescita delle piante. Una sorta di fertilizzante naturale, per intenderci.

“I risultati della ricerca” ha spiegato Donato Romano, primo autore dello studio “hanno mostrato come il lombrico possa adattarsi al suolo lunare fornendo un potenziale strumento biologico per promuovere i processi di creazione di suoli extraterrestri abitabili con un conseguente possibile aumento della fertilità della regolite lunare, più adatta ad ospitare le piante e quindi l’uomo”.

Per inciso: l’agricoltura nello spazio nel senso stretto è ancora lontana, badate bene – anche se un recente progetto della Stazione Spaziale Internazionale si sta muovendo in quella direzione. Quanto emerso dallo studio in questione, tuttavia, potrebbe entrare in gioco nel futuro ben più prossimo nel ridurre i costi e le sfide logistiche del trasporto di materiale per la coltivazione dalla Terra alla Luna.

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“Studi precedenti hanno dimostrato come le piante siano in grado di crescere e germinare sulla regolite lunare, in presenza di elementi nutritivi” ha spiegato a tal proposito Chiara Pucciariello, professoressa associata presso il Centro di Ricerca in Scienze delle Piante. “Questo substrato non è però completamente benefico per la pianta perché può indurre situazioni di stress. Quello che vogliamo studiare in un prossimo futuro è se la presenza dei lombrichi all’interno della regolite lunare possa ridurre questa situazione di stress e rendere questo substrato maggiormente benefico per la crescita delle piante”.