L’agricoltura bolognese non si trova solo a fare i conti con la siccità – oltre all’acqua, infatti, manca anche la manodopera. Ve ne parlammo già un mese fa circa, quando Legacoop Romagna prese a lamentarsi di una carenza che, in alcuni casi, raggiungeva perfino il 70%: ora, con la campagna della frutta estiva che si trova nel suo momento più importante, la mancanza di lavoratori si fa sentire ancora di più. Secondo Confagricoltura Bologna, questa situazione è determinata da una serie di motivazioni: prendiamo ad esempio la pandemia, che ha complicato gli spostamenti dei lavoratori stranieri, o il boom di assunzioni nel settore edile logistico, o ancora le le difficoltà burocratiche relative al Decreto Flussi 2021. Poi vuoi non mettere il reddito di cittadinanza? Mica può mancare – basta puntare il dito e alzare la voce, senza considerare che se poche centinaia di euro sono preferibili allo stipendio offerto forse un problemino di fondo esiste.
Resta il fatto che Madre Natura non faccia sconti: “La mia azienda agricola è stata costretta a buttare oltre 15 quintali di ciliegie” lamenta Andrea Cavani, produttore frutticolo di Bazzano associato a Confagricoltura Bologna. ” Fino a 2 anni fa il problema era esiguo, mentre adesso rischia di mettere in seria difficoltà qualsiasi azienda agricola. Se non raccogli non vendi e non hai marginalità per l’impresa”. In questo contesto, il ruolo di Confagricoltura è di arginare il più velocemente possibile questa situazione prima che si riversi sugli stessi consumatori. “Quando il prodotto immesso sul mercato è infatti minore rispetto alle aspettative, il suo costo aumenta e questo pesa sulle tasche dei cittadini già gravati da numerosi aumenti” spiega a tal proposito Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna.
Agire, dunque, ma come? Magari rivolgendosi ai giovani, spiega Garagnani, “che possono essere interessati nell’alternanza tra lo studio e il lavoro per il periodo estivo”, o perfino a quei fannulloni che “utilizzano la NASPI o il reddito di cittadinanza” per spiegare loro che “con il lavoro stagionale, a certe condizioni, questi ammortizzatori sociali non cessano di funzionare ma vengono semplicemente messi in pausa, prima di ritornare attivi quando termina il rapporto di collaborazione”.