È passata appena una manciata di giorni da quanto vi raccontammo di come la stessa European Chemicals Agency se ne fosse uscita sostenendo a gran voce che no, il glifosato non è affatto cancerogeno – chiaro, può provocare cecità ed è tossico per gli organismi acquatici, ma di certo non provoca il cancro dell’uomo. Ebbene, un nuovo studio condotto dalla Ong Heal ha invece preso in esame le undici precedenti ricerche sugli animali forniti dalle aziende come parte della domanda di rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida in questione, uno dei più largamente impiegati in agricoltura, e ha concluso l’esatto opposto.
“Le prove scientifiche che dimostrano che il glifosato è cancerogeno sono state finora ignorate nella valutazione dell’Ue” si legge nella nota pubblicata dalla Ong di cui sopra, che si è anche premurata di sottolineare come, di fatto, il parere europeo presenti “gravi carenze scientifiche e distorsioni nell’interpretazione degli standard scientifici”. Lo studio, in altre parole, “supporta chiaramente la classificazione del glifosato dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) come probabile cancerogeno”; e pertanto riaccende una controversia già palesatesi circa cinque anni or sono, all’epoca della sua riautorizzazione.
Basterà quest’obiezione a far riconsiderare all’Echa e alla stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa)? Chi vivrà vedrà: la durata della licenza dell’erbicida in questione scadrà a fine anno, e al momento tutto fa pensare che sarà ulteriormente prolungata.