Le misure dei governi per rallentare la diffusione del coronavirus sta mettendo in difficoltà l’operazione di raccolta nei campi con la mancanza di ben 200 mila stagionali stranieri (a rischio un quarto dei raccolti), e così il decreto Cura Italia prevede ora che a dare una mano agli agricoltori possano essere anche i parenti dell’imprenditore agricolo, fino al sesto grado.
“Per garantire la disponibilità di alimenti e sopperire alla mancanza di manodopera potranno collaborare nei campi anche i parenti lontani fino al sesto grado, in una situazione in cui molti sono senza lavoro, reddito e con difficoltà anche per la spesa”, fanno sapere da Coldiretti. Ovviamente questo sarà possibile solo se l’attività dei parenti sia resa a titolo gratuito.
Potranno dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa.
Il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini fa appello all’Ue: “occorre un intervento a livello comunitario per creare corsie verdi alle frontiere interne dell’Unione Europea per la circolazione dei lavoratori agricoli al fine di garantire gli approvvigionamenti nella filiera alimentare”.
“E’ ora necessaria pero’ subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”, aggiunge il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.