La soluzione alla carenza di cereali da destinare alla creazione di mangimi per gli animali da allevamento potrebbe essere rappresentata dall’orzo: stando a quanto riportato da Compag, federazione italiana dei commercianti di prodotti per l’agricoltura e degli stoccatori, questo cereale è forte di un ciclo più breve rispetto ad altri suoi colleghi e resiste alle difficoltà presentate tanto dalle regioni fredde quanto da quelle aride (il che, considerando l’attuale emergenza siccità, non è affatto da sottovalutare). Si segnala, inoltre, che la produzione italiana per il 2022 sta facendo registrare ottimi risultati, perfino superiori alle aspettative per quanto riguarda il livello qualitativo.
Vero, gli aumenti ai costi di produzione e l’imperversare della siccità si sentono anche in questa particolare coltura, ma di fatto si registra un peso specifico medio di circa 64-65 nel Centro Italia e 66-69 in Pianura Padana; con Lombardia ed Emilia Romagna che di fatto hanno messo a segno rese da più di 80 quintali per ettaro. Dati da tenere a mente per il futuro, magari – come sottolinea Compag – ampliando anche le superfici per le colture invernali.
“Una indispensabile boccata d’aria in un contesto nazionale quanto mai opprimente, ma sarebbe pericoloso farsi troppe illusioni” spiega però Compag. “Gli esperti concordano sulla necessità di non avere le stesse aspettative per quanto riguarda la prossima raccolta di mais. Mancano le materie prime, e l’orzo può essere senz’altro un’alternativa per l’alimentazione animale”.