L’Italia occupa la prima linea nella rivoluzione tecnologica che sta coinvolgendo il mondo dell’agricoltura: negli ultimi due anni, infatti, gli investimenti dello Stivale in tecnologie innovative in ambito agricolo si sono letteralmente impennati passando dai 540 milioni di euro del 2019 agli 1,3 miliardi nell’anno successivo, per poi mettere a segno un ulteriore crescita del 23% nel 2021 e approdare a un fatturato di 1,6 miliardi di euro.
È quanto emerge dal rapporto 2022 su Agricoltura 4.0, redatto dall’Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise dell’Università degli Studi di Brescia: nello specifico, si sottolinea come gli investimenti in macchinari e attrezzature agricole rappresentino di gran lunga la quota più sostanziosa del mercato (47% del totale), seguite a ruota dai sistemi di monitoraggio e controllo applicabili ai mezzi (35%). Notevole anche la crescita delle superfici coltivate con strumenti di Agricoltura 4.0 nel 2021, che rappresentano il 6% del totale. Vero, quel “6%” non sembra particolarmente notevole, ma è il doppio dell’anno precedente, ed è sintomo che le soluzioni innovative e tecnologiche rappresentano una scelta sempre più comune tra gli agricoltori italiani. Si stima, infatti, che il 60% di questi faccia già affidamento a una soluzione di Agricoltura 4.0, e più di quattro su dieci ne utilizzano almeno due.
In questo contesto, la chiave nel favorire gli investimenti è rappresentato da incentivi e agevolazioni. “Sempre di più gli attori della filiera agroalimentare riconoscono le opportunità ed i benefici dell’innovazione digitale che oggi rappresenta una leva strategica per la resilienza e la competitività del settore” spiega Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood. “Lo certifica l’importante crescita del mercato e della superficie coltivata con strumenti di Agricoltura 4.0, sostenute certamente dagli incentivi fiscali legati al credito d’imposta, che in particolare hanno contribuito al rinnovo del parco macchine, ma avrebbero potuto avere un impatto ancora maggiore se fossero stati pensati specificatamente per il settore agricolo. La Smart Agrifood ha compiuto molta strada, ma molta ne resta da percorrere, a cominciare dalla necessità di aumentare la superficie coltivata con le nuove tecnologie e il ricorso ad applicazioni che integrino i diversi stadi della catena del valore”.