Esaminando il contesto dei programmi residui legati all’imperversare della pandemia, e successivamente il quadro di aiuti temporanei varati per tamponare le conseguenze della guerra in Ucraina, i Paesi membri dell’Unione europea hanno complessivamente stanziato 4,6 miliardi di euro in aiuti pubblici per il settore dell’agricoltura. Si tratta di quanto emerso dal think tank agricolo Farm Europe, che ha per di più sottolineato come, in questo particolare ambito, l’Italia è di fatto lo Stato del Vecchio Continente che ha aperto maggiormente i rubinetti, con un totale complessivo di risorse stanziate a favore del settore agricolo di 1,2 miliardi di euro.
Trasformando questi numeri in percentuali possiamo apprendere che di fatto la cifra totale a livello europeo degli aiuti erogati corrisponde grossomodo al 12% della dotazione annuale per gli aiuti diretti; mentre nel caso del nostro caro vecchio Stivale si sale fino al 33%. Secondo la lettura proposta da Farm Europe la moltiplicazione degli aiuti a livello nazionale anziché comunitario, in un settore “coperto da una forte politica comune”, rappresenta di fatto un rischio “di frammentazione del mercato interno”.
In altre parole, sarebbe necessaria “una netta rivalutazione al rialzo della riserva di crisi” prevista dalla Pac, “affinché possa essere la principale leva di solidarietà per il settore agricolo europeo, coniugando reattività ed equità tra diversi Stati membri e settori agricoli”.