La filiera del grano duro è riuscita a fronteggiare l’emergenza Covid19, a rispondere al picco di domanda assicurando costantemente le forniture sul canale di distribuzione, nonostante avesse di fronte difficoltà logistiche e un aumento complessivo dei costi di produzione. Nonostante ciò, le scorte di grano duro a livello mondiale continuano a calare, il prezzo è da mesi in rialzo e non poche preoccupazioni ammorbano la prossima campagna.
“La filiera del grano duro – è emerso da uno studio elaborato dall’istituto di ricerca Areté e presentato ai Durum Days (l’evento annuale che fa il punto della situazione sulla filiera a cui ha presenziato anche Cia) – è alle prese con uno scenario non facile e assai imprevedibile, contraddistinto da fattori mutevoli e contrastanti; sul fronte della domanda, accanto all’azzeramento del canale della ristorazione, la grande distribuzione tra marzo ed aprile ha visto crescere i consumi di pasta del 24%. I picchi di aumento dei consumi (fino a oltre il +40%) registrati a marzo si sono però altrettanto repentinamente contratti fino ad attestarsi, già a partire da fine aprile, a cali fino al 10% rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente”.
Gli sforzi produttivi di questi mesi hanno contribuito a soddisfare la domanda dei consumatori in un momento di emergenza, ma a monte della filiera pasta rimane un mercato del grano duro con scorte ai minimi degli ultimi 10 anni e che, secondo le stime di Aretè, saranno ancora in calo del 27% anche in futuro.