Non è lo spauracchio del gelo primaverile né le più recenti bufere di vento a spaventare maggiormente l’agricoltura italiana. No, non è nemmeno l’impennarsi dei prezzi delle materie prime, dei costi per i trasporti, fertilizzanti e mangimi (anche se, bisogna ammetterlo, anche quelli fanno paura) e nemmeno l’esercito di nutrie che sta banchettando con il grano della Bassa Padovana: la calamità più rilevante in ambito agricolo è la siccità.
Anche in questo caso, si tratta di una storia a più capitolo che vi raccontiamo da giorni: a metà febbraio è scesa qualche goccia in più, vero, ma sono state del tutto insufficienti a spezzare la morsa di aridità che stringe il Nord Italia in particolare dai primi giorni di dicembre. Il livello d’acqua dei grandi laghi continua a scendere pericolosamente, con il Lago d’Iseo che registra una percentuale di riempimento pari solo al 13,6%, mentre il Maggiore ha un’altezza inferiore di circa 76 centimetri rispetto alla media di questo periodo. E la situazione al Sud non è comunque delle migliori, con la Sicilia che vede il 70% dei suoi suoli dedicati all”agricoltura a rischio inaridimento. Vogliamo dare un’occhiata ad altri numeri? Le registrazioni Coldiretti segnalano un passaggio dai 40 ai 150 giorni l’anno senza piogge, e quantificano un sanno medio stimato di 1 miliardo di euro l’anno. Forse stare a marzo in maniche corte non è tutta questa bella vita, eh.