La crisi dell’agricoltura imperversa dalle Alpi alle Isole, con i più recenti rincari che minacciano il reddito di numerose aziende del settore (basti chiedere a Coldiretti Toscana) e la siccità che stringe il distretto padano. In questo contesto, la Regione Abruzzo si fa interprete dell’emergenza e apre un tavolo tecnico con la Commissione europea per discutere non solo del rischio che stanno correndo le produzioni, ma “la sopravvivenza stessa delle imprese”.
“C’è bisogno che le risorse entrino velocemente in circolazione con bandi di più facile lettura e con meno burocrazia e vanno azzerate quelle regole che mettono limiti alla produzione e che nulla hanno a che fare con il raggiungimento degli obiettivi ambientali”, spiega il vicepresidente Emanuele Imprudente. Le “regole” a cui fa riferimento, evidentemente, riguardano la disapplicazione delle superfici a riposo e il ripristino a coltura della aree protette, in modo da poter disporre “già entro aprile” di maggiori superfici per le operazioni di semina che cominceranno a breve.
L’appuntamento a Bruxelles, inoltre, rappresenta per l’Abruzzo un importante catalizzatore per un’internazionalizzazione del comparto agricolo locale, dove fino a poco tempo fa “ogni impresa era abituata a muoversi da sola” in un modello economico datato e non più sostenibile. L’obiettivo è quello di raccontare la storia di una regione dove lo sviluppo industriale e la tutela del territorio coesistono, in modo da creare un brand promuovibile sia dentro che fuori i confini nazionali. “Abbiamo una potenzialità enorme sulla quale non abbiamo mai lavorato” ha commentato a tal proposito Imprudente “e, soprattutto, non lo abbiamo fatto come sistema”.