Come se la pandemia non avesse già messo in ginocchio l’agricoltura italiana, nella giornata di ieri ci ha pensato pure il maltempo a dare un’ulteriore colpo alle già sofferenti aziende agricole con la grandine che ha letteralmente seppellito serre e frutteti, causando milioni di euro di danni nelle campagne.
Chicchi di grandine grossi come noci – fa sapere Coldiretti -, che ha colpito l’Italia a macchia di leopardo, dalla Lombardia al Veneto fino in Puglia con il lavoro di un anno perso in una manciata di minuti di furia del meteo.
In Lombardia nella provincia di Bergamo il bombardamento di ghiaccio – sottolinea la Coldiretti – ha colpito la Valle Seriana, fra Nembro, Gazzaniga, Albino, e Alzano Lombardo, e la Valle Imagna con una sassaiola di grandine talmente intensa che sembrava fosse nevicato, azzerando il raccolto del fieno e arrivando a distruggere nelle aziende agricole fino al 90% della frutta sugli alberi dalle pesche alle albicocche, dalle pere alle ciliegie. Sempre in Lombardia, nel Lecchese, chicchi di grandine grossi come palle da tennis hanno distrutto serre, coltivazioni di ortaggi e piccoli frutti, mentre in provincia di Como la tempesta ha scoperchiato le tettoie di diverse strutture agricole e allettato le coltivazioni di loietto.
Stesso scenario di devastazione nel Veneto, in provincia di Belluno, dove chicchi di ghiaccio grossi come noci si sono abbattuti su ortaggi, vigneti e campi coltivati a mais, orzo e soia nei comuni di Sedico, Santa Giustina, Cesio, Pedavena. La Coldiretti ha chiesto l’attivazione dello stato di calamità naturale con gli ultimi nubifragi e grandinate hanno dato il colpo di grazia alle ciliegie in Puglia dove si realizza il 40% del raccolto nazionale con l’ondata di maltempo che ha danneggiato anche le perle rosse della varietà ‘Ferrovia’, dopo aver falcidiato fino al 90% il raccolto delle primizie Bigarreau e Georgia.
“Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – fanno sapere da Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
A livello nazionale, si stima una produzione di pesche e nettarine ridotta del 28% per un raccolto di quasi 820mila tonnellate che colloca l’Italia in Europa dopo la Spagna mentre il Belpaese – sottolinea la Coldiretti – resta primo produttore di albicocche con 136mila tonnellate, un quantitativo che è però più che dimezzato rispetto allo scorso anno (-56%). Il rischio – precisa la Coldiretti – è che una ridotta diponibilità di frutta nazionale provochi un deciso aumento delle importazioni dall’estero da spacciare come Made in Italy ma anche un rialzo dei prezzi al consumo come dimostra l’aumento del 7,8% registrato dall’Istat a maggio.