La primavera, in Emilia Romagna, pare essere già arrivata: le gemme sono già gonfie, e i fiori sono pronti a schiudersi. Tutto molto bello, se non fosse che siamo a malapena a metà febbraio. Eh sì, perché se è vero che le cosiddette “belle giornate” fanno piacere a tutti (e il freddo invernale piace invece a pochi), per l’agricoltura locale si tratta invece di un gran problema.
Tra gli agricoltori continua a crescere la preoccupazione: i frutteti, con le gemme esposte, sono infatti ancora più esposti a bruschi crolli di temperatura (le famose gelate primaverili, che inevitabilmente arriveranno) che mettono in serio pericolo i volumi e la qualità delle produzioni. E non è di certo la prima volta. Basti pensare che, degli ultimi tre anni, solamente il 2019 è stato risparmiato dai picchi di freddo della primavera. A tal proposito, la richiesta di Confagricoltura Emilia Romagna appare semplice a dirsi, ma ben più complicata da attuare: istituire un modello efficace di protezione dal rischio climatico con strumenti assicurativi e polizze meno costose, in modo da assicurare garanzie e certezze più concrete alla aziende.
“Molte aziende non sono nemmeno riuscite ad assicurarsi in tempo” ha commentato il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, riferendosi agli effetti del cambiamento climatico sui raccolti degli ultimi due anni. “E gli indennizzi sono sempre di meno, quindi confidiamo finalmente in una risposta risolutiva alle richieste sindacali più volte avanzate, tra cui la modifica della 102/2004 sulle ‘calamità naturali’ e il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale”.