No, venti e più gradi a novembre non sono una “bella giornata”. Non siete convinti? Basta dare un’occhiata alla più recente analisi redatta dalla Coldiretti per cambiare idea: con gli alberi che cominciano a fiorire per il caldo e mimose e nespole che punteggiano la macchia della Penisola, l’idea che il cambiamento climatico stia stravolgendo l’agricoltura e la natura non dovrebbe affatto essere rilegata a opinione – si tratta indubbiamente di fatti. Solamente nel corso dell’ultimo anno, infatti, abbiamo avuto a che fare con una siccità da record e così tanti eventi estremi da classificare l’estate 2022 come la peggiore del decennio; e la situazione non punta certo a migliorare.
Uno dei conti più salati, naturalmente, spetta alla filiera agricola: la Coldiretti stima che dall’inizio dell’anno si sia perso il 10% della produzione complessiva, con danni che hanno ampiamente superato i 6 miliardi di euro. La temperatura, per di più, è superiore di quasi un grado rispetto alla media storica, mentre le precipitazioni totali sono diminuite di un terzo; con parassiti che festeggiano in città e campagna. Il risultato, come accennato in apertura, è quello delle temute fioriture anticipate, che senza ombra di dubbio rimarranno stritolate dall’eventuale abbassamento delle temperature determinando un ulteriore calo produttivo.
“A preoccupare gli imprenditori agricoli sono anche i terreni completamente secchi che impediscono le tradizionali semine autunnali dei cereali come il grano” sottolinea la Coldiretti “mentre lo shock termico sta facendo maturare in contemporanea verdure come cime di rape, cicorie e finocchi con conseguente calo dei prezzi in campo. Danni anche per l’uva da tavola non ancora raccolta sotto i tendoni, dove le temperature raggiungono picchi troppo alti per garantire la conservabilità del prodotto”.