La crisi che sta scuotendo l’intero settore agricolo colpisce anche la Toscana: l’ultima analisi condotta dalla sede regionale Coldiretti, elaborata su dati del Crea, stima infatti che le aziende locali prossime a chiudere i battenti siano circa 5 mila. Ciò che ha spinto l’agricoltura toscana oltre il baratro è stato lo scoppio del conflitto in Ucraina: stando ai calcoli di Coldiretti, i rincari causati dalle ostilità si traducono mediamente in una spesa di oltre 15 mila euro per impresa, con i ricavi degli agricoltori del tutto insufficienti a coprire i costi di produzione in continua crescita.
L’associazione è dell’idea che per salvare il settore siano necessari una serie di accordi di filiera tra imprese agricole e industriali; accordi che sosterranno i prezzi d’acquisto evitando che questi scendano al di sotto dei costi di produzione. “È necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per salvare aziende e stalle” spiega a tal proposito Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana. Dopotutto, i numeri emersi dall’indagine di cui sopra non lasciano alcuno spazio al dubbio o al tentennamento: un’azienda agricola su dieci versa in una situazione “così critica da portare alla cessazione dell’attività” e il 38% su base regionale lavora già in condizioni di reddito negativo.
“Concimi e fertilizzanti non si trovano” spiega ancora Marcelo Boretti, proprietario di un’azienda agricola nel pratese. “E quando si trovano sono oggi a prezzi esattamente triplicati rispetto a qualche mese fa. In più c’è da considerare che non possiamo aspettare che i prezzi calino perché il nostro lavoro prevede una programmazione annuale e il momento della semina è ora. Quello che manca davvero all’agricoltore oggi è un prezzo fisso alla raccolta del grano, sapere quanto ce lo pagheranno, insomma”.