La Cina si muove nel campo dell’innovazione del settore dell’agricoltura, e ha recentemente pubblicato alcune linee guida sperimentali inerenti all’approvazione delle piante modificate con editing genetico: le nuove regole, pubblicate dal Ministero dell’agricoltura e degli affari rurali, sono volte a rivedere e migliorare l’industria dei semi cinese, in modo da rafforzare la sicurezza alimentare.
L’editing genetico (che consiste nell’alterazione dei geni al fine di migliorare le prestazioni di una pianta) è un processo generalmente visto come meno rischioso rispetto alla modifica genetica, e in questo contesto Pechino si sta portando ben più avanti di altre nazioni nel delineare procedure chiare e veloci in modo da massimizzare la produzione, tanto che gli istituti di ricerca cinesi vantano il maggior numero di studi pubblicati sulla pratica dell’editing.
Si tratta, a tutti gli effetti, di una tecnologia precisa e rapida con costi ben più bassi dell’allevamento convenzionale o della modifica genetica. “È un’opportunità infinita per migliorare le colture in modo più preciso e molto più efficiente” ha commentato a proposito Han Gengchen, presidente della società di sementi Origin Agritechm, nel sottolineare che è possibile ottenere il certificato di produzione per piante con editing genetico subito dopo le prove pilota, che in genere impiegano un anno o due (contro ai sei per quelle GM). E l’interesse cinese è pienamente comprensibile: basti dare un’occhiata alle loro importazioni, che si concentrano soprattutto su semi di ortaggi e verdure, per comprendere che l’industria locale delle sementi è in grossa difficoltà.