Se negli ultimi giorni vi è capitato di aprire un social con ogni probabilità vi sarete imbattuti nel caso di Giuseppe Savino, agricoltore pugliese che ha recentemente conquistato la vetrina mediatica con un breve video in cui piange per i suoi tulipani distrutti dalla grandine. Il video ha guadagnato una risonanza virale in poche ore dalla sua pubblicazione, tant’è che si è quasi immediatamente innescata una raccolta fondi per aiutare l’imprenditore agricolo. L’intera vicenda ha attirato l’attenzione di Selvaggia Lucarelli, che evidentemente memore di una certa familiarità con la storia ha fatto un poco di indagine scoprendo dei retroscena nascosti dalla polvere.
Di tulipani, assicurazioni e “attacchi”
Insomma, riassumendo – il video dell’agricoltore che piange sui tulipani distrutti commuove il web, la raccolta fondi si attiva attirando una mole economica più che considerevole (30 mila euro circa, per darvi un’idea), Lucarelli indaga sulla questione portando alla luce qualcosa che non torna e invita ad approcciarsi alla questione con un poco di cautela.
“Ieri è diventato virale il video straziante di un contadino che piange davanti al suo campo di tulipani danneggiato dalla grandine” scrive la giornalista su Twitter. “Immediatamente è partita l’immancabile raccolta fondi! Ma cosa sapevate di questa storia quando avete donato soldi? Giuseppe e Michele Savino sono i creatori del format Tulipani di Puglia nella loro azienda florovivaistica Cascina Savino”.
Un’attività commerciale, in altre parole, che come tale è naturalmente esposta ai rischi del settore – grandine dolorosamente compresa. “L’evento atmosferico che si è abbattuto nel Foggiano” prosegue infatti Lucarelli “non è esattamente un’eccezione e il buon Savino, agricoltore, conosce bene il rischio. Lo conosce così bene che guardate un po’ cosa era successo nel 2021″.
L’indagine giornalistica ha riesumato un appello pruriginosamente simile dello stesso Savino. In questa “prima puntata”, tuttavia, a danneggiare i fiori fu una gelata. Copione simile, stessi soggetti. “Nel frattempo moltissimi altri contadini e tante aziende avevano subito danni, ma poveri tulipani e basta” sottolinea la Lucarelli. “C’è però un altro particolare: furono raccolti dei bei soldi“.
D’altronde si sa, un campo di tulipani è nettamente più gentile per l’occhio di una risaia stritolata dalla siccità, tanto per fare un esempio; ma anche al netto delle preferenze estetiche la cosiddetta pietra dello scandalo rimane la raccolta fondi cronica. Savino, che nel frattempo si è ritrovato coinvolto nel vortice mediatico, ha risposto con tesi piuttosto confuse: prima sostenendo che “l’assicurazione sui tulipani non esiste”, come riportato nuovamente da Lucarelli nelle sue storie Instagram; e poi, durante un intervento a La Vita in diretta, svelando che “sono coltivati in serra solo quelli che vengono venduti dai fiorai”. Ecco, peccato che alla fine i fiori Savino li venda.