La casa d’aste sudafricana Strauss & Co ha stretto un accordo di collaborazione con cinque dei principali produttori di vino del Paese per organizzare, dal 18 al 25 aprile, la prima asta della storia dell’Africa che mette in palio degli NFT di vini pregiati, contenenti ciascuno delle collezioni che vanno dalle 66 alle 288 bottiglie.
Fermi lì, non è il caso di aprire un’altra pagina su Google per cercare cosa sia un “NFT” e come questo possa, in qualche modo, avere a che fare con il mondo del vino. In primo luogo, occorre sapere che di per sé un NFT è un certificato digitale di autenticità e proprietà di un determinato oggetto – che può essere un’opera d’arte, un gioiello prezioso e perfino una bottiglia di vino – che di fatto concede al titolare il pieno diritto commerciale. Come già vi avevamo spiegato, questo tipo di tecnologia può essere declinata nel mondo del food per rappresentare la proprietà di una cassa di vino pregiato, indicandone nome, annata e cantina in cui è conservata: gli NFT possono poi essere raccolti e scambiati senza la cantina in questione debba tenere traccia dell’attuale proprietario e senza che il vino lasci la cantina fino a quando non è pronto per essere bevuto.
Tornando all’asta, i “contratti digitali” comprendono collezioni verticali di Vin de Constance di Klein Constantia, Kanonkop Paul Sauee, Meerlust Rubicon, Mullineux Olerasay e Vilafonté Series C. Ogni NFT contiene un numero di annate compreso tra le 20 e le 50, con collezioni – come già accennato – che vanno dalle 66 alle 288 bottiglie, ognuna delle quali è a sua volta coniata come NFT, consentendo quindi ai futuri proprietari di scambiare i singoli vini in qualsiasi momento. Il contratto digitale, memorizzato su blockchain, permette inoltre di consultare tutte le informazioni su provenienza, prezzo, transazioni, processo d’invecchiamento e bagaglio sensoriale.