Ogni tanto anche i food riders si prendono la rivincita. Da categoria lavorativa a zero o pochissime tutele fino all’annuncio, pochi giorni fa, di un risarcimento milionario che farà storia. UberEats, in accordo con i sindacati, distribuirà 3.8 milioni di euro a 1400 dipendenti licenziati a seguito dell’abbandono repentino del mercato italiano da parte della società statunitense. E non è finita qui perché, oltre all’indennizzo, l’accordo faciliterà il ricollocamento sul mercato dei fattorini rimasti a piedi.
L’accordo Uber-sindacati
L’avventura Uber nel servizio food delivery in Italia è stata breve e non particolarmente intensa. La società statunitense ha deciso di chiudere i battenti a giugno 2023 per, in sostanza, mancanza di opportunità di crescita. Le decisioni di pochi ai vertici però hanno condizionato migliaia di lavoratori dipendenti che, dall’oggi al domani, sono rimasti senza lavoro. In loro aiuto però sono arrivati i sindacati Cgil Cisl e Uil a chiedere tutele e diritti per la categoria.
Dopo un lungo negoziato, finalmente si è giunti a un accordo rivolto a 1391 lavoratori licenziati. L’indennizzo verrà distribuito, in cifra variabile tra 1000 e 11,500 euro, a tutti coloro che hanno effettuato almeno una consegna nei tre mesi precedenti alla comunicazione di cessata attività, e svolto almeno 200 consegne nei sei mesi precedenti. L’ammontare verrà determinato sulla base della media delle consegne effettuate, dei ricavi mensili e degli eventuali infortuni. In più, anche un incentivo al ricollocamento professionale con servizi di assistenza e formazione.
Una vittoria di categoria
I food rider dunque tornano sotto i riflettori, e ci riferiamo in parte anche allo splendido ritratto di Milad Tangshir in mostra all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. Dopo la direttiva UE sulla categoria, che stabilisce i criteri tramite i quali considerare i rider come lavoratori dipendenti, l’accordo made in Italy offre un esempio virtuoso per i diritti della categoria.
L’iniziativa dei sindacati Nidil, Filt e Filcams Cgil era già culminata lo scorso anno con la sentenza del tribunale di Milano, che aveva imposto il versamento dei contributi Inps ai rider Deliveroo e, appunto, Uber. Messa in regola, pagamento degli arretrati, e adesso anche tutela in caso di licenziamento con incentivi per rientrare nel mercato. Una vittoria che ci auguriamo allevierà il peso, anche letterale, di una professione troppo spesso in precario equilibrio.