Abbiamo già esaurito le scorte di pesce mediterraneo per il 2024: cosa significa

Il WWF lancia l'allarme: abbiamo già esaurito le scorte di pesce 2024. Ecco cosa significa e cosa si può fare.

Abbiamo già esaurito le scorte di pesce mediterraneo per il 2024: cosa significa

Ci sono notizie che arrivano come uno tsunami, altre che si alzano lentamente come la marea, e quando improvvisamente non si tocca più occorre iniziare a nuotare. Il monito lapidario del WWF fa parte di questa seconda categoria: a luglio 2024 abbiamo già esaurito le scorte di pesce, crostacei e molluschi per tutto il resto dell’anno. Significa, in sostanza, che mangiamo troppo pesce. E il mare, specie il Mediterraneo che è il secondo più sfruttato a livello mondiale, non riesce a star dietro alla nostra ingente domanda.

L’allarme, fatalità, viene lanciato a pochissimi giorni dall’inizio della 36esima edizione del Comitato per la Pesca FAO (COFI), forum intergovernativo globale che fa il punto sullo stato di acquacoltura, sostenibilità e biodiversità marina. L’evento atteso a Roma dall’8 al 12 luglio dunque coinciderà con quello che è stato ribattezzato “Fish Dependence Day” – analogo dell’Overshoot Day che quest’anno per l’Italia è caduto il 19 maggio.

Cosa significa finire il pesce?

 

pesca

Fish Dependence Day è definito dal WWF come “quel momento in cui l’Europa esaurisce virtualmente l’equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei”. La stima viene fatta calcolando quante risorse sarebbero ancora disponibili se tutti avessimo mangiato solo prodotti ittici dei nostri mari. La risposta, a sei mesi dal 1 gennaio 2024, è zero.

Come ci siamo arrivati? La prima risposta sta nella domanda europea decisamente troppo alta: ben 24 chili l’anno. E indovinate un po’ chi porta la maglia nera in termini di consumo di pesce? L’Italia, che supera di gran lunga la media aggiudicandosi 31,21 chili pro capite. E la domanda, specie nel periodo estivo, è in costante aumento.

La seconda risposta, quella che dovrebbe farci rizzare i peli sul collo, è lo stato di salute del Mediterraneo. Male, malissimo, da terapia intensiva. Con più del 58% di overfishing, la pesca illegale che fa le sue razzie indisturbata, le specie invasive, l’eutrofizzazione e adesso pure la mucillagine, il Mare Nostrum non assomiglia più tanto a un mare. Piuttosto a una foresta tropicale, un deserto, una distopia cyberpunk con pirati moderni disposti a tutto. Questa marea ormai è alta, ma possiamo ancora fare qualcosa per ritardare il Fish Dependence Day.

Come fare?

Posto che per il resto del 2024 l’Europa è costretta a ricorrere all’importazione, ci sono alcune misure che possono limitare l’impatto (collettivo e individuale) sul mare. “Le evidenze scientifiche confermano come aumentando la protezione in aree chiave del Mediterraneo gli habitat marini potrebbero riprendersi, gli stock ittici chiave essere ricostituiti e noi potremmo combattere al meglio l’impatto del cambiamento climatico” afferma Giulia Prato, responsabile mare WWF.

L’invito dunque, per questo imminente summit COFI, è considerare (e prendere provvedimenti su) gli aspetti politici, economici e ambientali della pesca europea. Ma come possiamo comportarci noi consumatori? Scegliere pesce locale e adulto, per evitare sovrafruttamento delle specie e rispettare i tempi di riproduzione. Ricordiamo inoltre la nozione fondamentale che il pesce è di stagione. Sarebbe buona norma conoscere il calendario della pesca e soprattutto i suoi divieti. Infine, consumare meno pesce.