Ab InBev perde il 30% degli utili dopo il boicottaggio della Bud Light, ma minimizza il crollo

Nonostante Ab InBev avvia perduto il 30% degli utili e il 10,5% delle entrate a causa del boicottaggio della Bud Light, nel suo ultimo report è riuscita a minimizzare il crollo: secondo l'azienda, nonostante tutti, la maggior parte dei consumatori ama ancora Bud Light

Ab InBev perde il 30% degli utili dopo il boicottaggio della Bud Light, ma minimizza il crollo

Ab InBev è decisamente ottimista: nel suo ultimo report, ha annunciato che i consumatori amano ancora Bud Light, minimizzando il crollo delle vendite seguito al boicottaggio della Bud Light (e di altri suoi marchi) dopo la collaborazione con l’influencer transgender Dylan Mulvaney, crollo che ha portato l’azienda a perdere il 10,5% delle entrate e il 30% degli utili.

Ab InBev poteva fare diversamente?

bud light

Poteva forse fare diversamente? No, ma è innegabile che, a fronte dell’ottimismo dimostrato (“la maggior parte dei consumatori è favorevole al marchio Bud Light e circa l’80% è favorevole o neutrale”), l’azienda stia perdendo terreno. Non solo l’indotto sta soffrendo con aziende di imbottigliamento costrette a chiudere, ma la stessa Ab InBev ha annunciato licenziamenti.

E questo perché, dopo la collaborazione in questione, nel corso degli ultimi mesi le vendite e le azioni in Borsa sono crollate, le entrate sono calate del 10,5%, gli utili del 30% e ha perso in valore qualcosa come 40 miliardi di dollari. Per tacere poi del fatto che la Bud Light non è più la birra preferita dagli americani, ma è stata soppiantata dalle sue rivali, come la Modelo Special.

Bud Light gate: se il tuo target è omofobo, rifarsi l’immagine serve solo a non vendere Bud Light gate: se il tuo target è omofobo, rifarsi l’immagine serve solo a non vendere

Sembra quasi che il colosso belga stia seppellendo la testa sotto la sabbia, facendo finta che tutto quanto non sia mai successo. Ab InBev, però, basa le sue convinzioni su un sondaggio che ha coinvolto 170mila consumatori di birra, secondo il quale agli americani la Bud Light piace ancora.

Effettivamente, però, nonostante le non rosee aspettative negli Stati Uniti, l’azienda ha comunque registrato un aumento del 7,2% dei ricavi durante il secondo trimestre. Le entrate nette nei secondo trimestre sono salite a 15,12 miliardi di dollari, mentre l’anno scorso erano 14,79 miliardi. Pare che, in questo caso, la società sia stata trainata dall’aumento delle vendite in Brasile, Cina e Colombia dove gli utili sono aumentati di oltre il 20%.

Ma questa è una magra consolazione. I rivenditori di birra negli USA non hanno dubbi: ormai i consumatori hanno fatto la loro scelta, hanno deciso di abbandonare Bud Light e non torneranno sui loro passi.

E anche il marketing potrà fare ben poco: dopo il disastro Bud Light ci ha provato a rimontare in sella, realizzando nuovi annunci pubblicitari patriottici con temi tutti americani, comprensivi di musica country e sport, ma i consumatori non si sono lasciti convincere. E neanche lo spot pubblicitario del 4 luglio con la star vincitrice del Super Bowul Trais Kelce è riuscito a portare su le vendite.