Quello della birra analcolica pare sempre più un mercato in decisa e forte espansione. Non ne siete convinti? Eppure i sintomi – se così vogliamo definirli – sono tanti: dall’annuncio della prima etichetta griffata Netflix per la serie di The Witcher ai recenti piani di Guinness di aumentare la produzione della sua 0.0 addirittura del 300%. Un terzo, e a sto punto immaginiamo definitivo, segnale ci arriva direttamente da uno dei più importanti colossi del settore – AB InBev ha di fatto appena dato il pollice in su a un investimento di aggiornamento tecnologico da 31 milioni di euro per potenziare la produzione di – nessun premio se l’avete indovinato, a sto punto – birra analcolica.
Birra analcolica: un settore in fermento
“Le birre analcoliche offrono ai consumatori più scelte per un consumo moderato e responsabile, quello che chiamiamo “Smart Drinking”” si legge sul sito ufficiale di AB InBev. Righe di testo apparentemente innocue ma che, a uno sguardo più attento, potrebbero di fatto svelare una delle (tante) ragioni che hanno innescato la crescita della birra analcolica: la consapevolezza dei danni alla salute causati dal consumo di alcol è ai massimi storici, e tantissimi brand – anche italiani: pensiamo al Limonzero, prima versione del celebre Limoncello di casa Pallini – hanno intercettato tale “ondata salutista” con prodotti adatti ad assecondarla.
L’investimento a cui abbiamo accennato in apertura di articolo – 31 milioni di euro per migliorare la tecnologia che sovrintende la produzione di birra analcolica, ci permettiamo di ricordarvi – andrà di fatto a interessare i birrifici belgi di Sint-Pieters-Leeuw, Hoegaarden e Leuven; ci fa sapere AB InBev.
“L’investimento contribuirà ad espandere il nostro portafoglio di birre analcoliche” si legge ancora sul sito del colosso belga “a migliorare e capacità di imbottigliamento e ottimizzare un nuovo sistema di dealcolizzazione già utilizzato per produrre Corona Cero, una versione della nostra classica lager messicana che ha debuttato in 10 mercati europei lo scorso anno”.
Un’ondata di innovazioni, in altre parole, che mirano ad andare oltre il semplice aumento del volume di produzione: l’obiettivo pare che sia anche quello di rifare il trucco al settore, di renderlo più digeribile a chi, ancora oggi, guarda con ironica diffidenza all’accostamento dei termini “birra” e “analcolica”. “Le birre analcoliche di oggi sono molto diverse da quelle disponibili anni fa”, ha affermato a tal proposito David De Schutter, Global Vice President del Centro Globale di Innovazione e Tecnologia (GITEC) a Leuven. “I metodi e la tecnologia innovativi sviluppati dai nostri birrai e ricercatori stanno creando la prossima generazione di birre rinfrescanti, dal gusto eccezionale e analcoliche che le persone possono gustare in ogni occasione”.