Cinque cerchi su sfondo bianco, sponsorizzati da un colosso della birra. È ufficiale: Ab InBev, colosso delle bevande alcoliche, ha un nuovo compagno di Giochi. Giochi con la “G” maiuscola, ebbene sì: la multinazionale belga ha infatti appena annunciato di avere sottoscritto un accordo a lungo termine con il Comitato Olimpico Internazionale per vestire la maglia di sponsor alle prossime tre edizioni delle Olimpiadi e dei Giochi Paralimpici.
Attenzione, però – immaginiamo che i nostri lettori più scrupolosi potrebbero avere già aggrottato le sopracciglia a leggere di un marchio principalmente noto per i suoi prodotti alcolici accostato a quella che, per prestigio e per storia, è la celebrazione per eccellenza dello sport. Ebbene, è bene notare che i piani alti di Ab InBev si sono premurati di specificare che promuoveranno la loro birra senza alcol, la Corona Cero, come sponsor globale dei Giochi.
Ab InBev e le Olimpiadi: un modo per coprire il caso Bud Light?
D’altro canto, ci pare doveroso specificare come non sarebbe affatto la prima volta che un evento sportivo viene sponsorizzato da un marchio alcolico o comunque “lontano”, almeno dal punto di vista tematico, dal mondo dello sport. L’esempio più lampante è forse Heineken, sponsor di lunga data della Champions League, la più prestigiosa competizione calcistica per le squadre di club; ma molti di voi ricorderanno senz’altro anche la Coca Cola agli ultimi campionati europei di calcio anche e soprattutto per il piccolo teatrino con Cristiano Ronaldo.
Ma torniamo a noi – ad Ab InBev e alle Olimpiadi, per l’appunto. L’accordo di sponsorizzazione è stato inquadrato nella logica di “un impegno condiviso per il consumo responsabile di birra”, con lo stesso Michel Doukeris – CEO di Ab InBev – che ha definito la birra come “la bevanda della moderazione”. Sarà curioso vedere come tutto questo andrà a miscelarsi con i Giochi di Parigi, dove di fatto non saranno serviti alcolici.
D’altro canto, nella volontà di accostarsi al prestigioso corpus delle Olimpiadi potrebbe anche esserci, da parte di Ab InBev, la volontà di nascondere i cocci dell’ormai storico caso Bud Light – un incendio mediatico innescato dalla collaborazione del marchio con l’attivista transgender Dylan Mulvaney che ha portato, in ordine sparso, a un crollo in borsa, la nascita di competitor agguerritissimi, interi lotti invenduti o ignorati (persino quando tali lotti erano offerti gratis) e l’avanzare dell’ombra di decapitazioni di alto profilo. Un bel pasticcio, insomma: il fallout persiste ancora oggi, con le vendite di birra in quel d’Oltreoceano che si sono insabbiate ai minimi storici.
I termini finanziari della sponsorizzazione, è bene notarlo, non sono stati rivelati. “Questa partnership illustra l’opportunità per la nostra categoria di avere un impatto positivo e di coinvolgere miliardi di fan in tutto il mondo” ha concluso Doukeris. “Non attivarci per le Olimpiadi del 2024, 2026 e 2028″.