Ammettetelo, un pochino vi abbiamo stupito, che d’altronde ultimamente a parlare di danni agli allevamenti di cozze, ostriche e vongole nelle acque della dorsale adriatica porta inevitabilmente a pensare a lui, il crostaceo del momento, il terrore dello Stivale – il granchio blu, per l’appunto. Ebbene, questa vicenda non ha nulla a che vedere con il predatore alieno di per sé, anche se di fatto è innescata e causata da alcuni elementi che, tra le altre cose, hanno anche contribuito alla proliferazione di questa specie nelle acque nazionali. Ma non corriamo troppo: in alcuni allevamenti a mare di Pellestrina, un’isola a pochi passi da Venezia, c’è una moria di cozze.
Moria di cozze a Venezia: cosa sta succedendo?
Ve la facciamo facile – la moria di cozze nei pressi di Venezia è in primis causata dai cambiamenti climatici, dalla carenza di cibo e da un parassita. L’analisi redatta dai tecnici dell’Istituto Zooprofilattico di Legnaro, in altre parole, lascia poco spazio ai dubbi: primo e principale indiziato della crisi in corso è il cambiamento climatico.
Scendiamo un poco più nei dettagli: la moria di cozze si è verificata nel corso delle ultime settimane ha colpito in particolare gli esemplari arrivati a maturità. Numeri alla mano, alcuni allevamenti sono arrivati a lamentare la perdita di addirittura un terzo della produzione. Sono tre, come accennato in apertura, le cause individuate.
“Il caldo di fine estate, la scarsità di fitoplancton e un parassita che ha approfittato del mitile stressato dai primi due fattori” ha spiegato il dottore Giuseppe Arcangeli, direttore del Centro Specialistico ittico che comprende il Centro di referenza nazionale per lo studio e la diagnosi delle malattie dei pesci, dei molluschi e dei crostacei. ” Se il caldo di fine estate anche in altri anni ha causato una diminuzione del prodotto, non era mai successo che ci fosse la combinazione di questi tre fattori”.
Non a caso, in apertura di articolo, abbiamo accennato alla proliferazione del granchio blu: il consenso della comunità scientifica è che il cambiamento climatico abbia giocato un ruolo chiave nel recente boom demografico di questa particolare specie. In entrambi i casi la lettura parla chiaro: si tratta di esempi di come la crisi climatica in atto stia scombussolando l’ecosistema marino (e non solo).
“Per fare fronte agli effetti dei cambiamenti climatici sul mondo della pesca e dell’allevamento in mare” ha commentato Arcangeli ” bisogna creare una rete che metta in sinergia pescatori, veterinari e ricercatori e sfruttare maggiormente i dati provenienti dal satellite”. La proposta è tanto semplice quanto ambiziosa: cominciare a usare i dati del sistema di satelliti in modo da avere una lettura immediata di temperatura, torbidità dell’acqua e clorofilla.