A Novara la Fondazione Teatro Coccia contro Antonino Cannavacciuolo: “Si sbrighi”

Il Cannavacciuolo Bistrot di Novara continua a fare discutere: il presidente della Fondazione Teatro Coccia invita lo chef campano a prendere una decisione.

A Novara la Fondazione Teatro Coccia contro Antonino Cannavacciuolo: “Si sbrighi”

Una serranda eloquentemente abbassata, un silenzio che si trascina dalle battute finali dello scorso anno, la pesante ombra dell’aspettativa che inevitabilmente accompagna i cambi di casacca di un certo calibro. A Novara, con il Cannavacciuolo Bistrot chiuso da un mese e mezzo circa, c’è chi comincia a sbuffare: la strategia di stallo del gruppo comincia a corrodersi nell’impazienza locale.

Immaginiamo che sia doveroso un breve riassunto, prima di affrontare dichiarazioni più o meno pruriginose. Saremo brevi: il Cannavacciuolo Bistrot di Novara, come accennato appena qualche riga fa, è chiuso da poco più di un mese e mezzo. In principio doveva trattarsi della consueta prassi della pausa invernale, ma l’addio di chef Vincenzo Manticone a cavallo dell’anno nuovo ha evidentemente innescato un periodo di torbida transizione che, stando alle più recenti dichiarazioni da parte delle autorità cittadine e da parte del gruppo guidato da Antonino Cannavacciuolo, potrebbe di fatto risolversi in un cambio di format, di offerta o anche di gestione del locale.

Cannavacciuolo Bistrot a Novara: le dichiarazioni della Fondazione Teatro Coccia

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Questa, al netto dei dettagli, è l’impalcatura contestuale entro cui ci muoviamo. È bene però notare almeno ancora un paio di postille: la prima è che la partenza di chef Vincenzo Monticone da Novara rappresenta, a onore del vero, la seconda perdita dell’impero piemontese di Antonino Cannavacciuolo (la prima è l’addio di Emin Haziri dal capitolo sabaudo).

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La seconda è che i locali entro i quali sorge (sorgeva?) il Cannavacciuolo Bistrot di Novara sono di fatto proprietà della Fondazione Teatro Coccia: il gruppo dello chef campano, infatti, stipulò nel 2014 una convenzione con l’ente a fronte dell’assegnazione del bando per la gestione dei locali, arrivando per di più a rinnovarla fino al 2023 solamente nel novembre dello scorso anno.

Da qui l’impazienza della Fondazione. “Comunicazioni ufficiali non ne abbiamo ricevute” ha spiegato il presidente Fabio Ravanelli in una breve dichiarazione riportata dalla dalla testata locale La Voce di Novara, “ma ce le aspettiamo perché il gruppo faccia in breve tempo una scelta chiara sul futuro del bistrot: non è più possibile passare davanti a quello che è “il salotto di Novara” e vederlo chiuso, è una brutta immagine”.

E le voci di una potenziale cessione a terzi? Si tratta di un’ipotesi, spiega Ravanelli, “ma comunque non ancora confermata. In ogni caso, qualunque sia la decisione, auspico che venga presa in fretta”. Ravanelli, è bene notarlo, è attento a mettere i puntini sulle i: la questione non è di natura economica. “È vero che la Fondazione non ha mai smesso di ricevere l’affitto, ma il tema è un altro” ha spiegato ancora. “Noi vogliamo che tutto il complesso del Teatro venga valorizzato, spazi del bar compresi”.