La dura legge dello sport – sul posto più alto del podio c’è posto solo per uno. Forse con la doverosa eccezione di Gianmarco Tamberi a Tokyo 2020, a dirla tutta. Dal cosiddetto “sabbione”, l’accesissimo rettangolo di gioco del Calcio Storico Fiorentino, ecco però che arriva un ottimo sistema per rendere la sconfitta quel tanto più digeribile: l’Amaro di Quartiere, naturalmente disponibile in quattro gusti. E quattro colori.
Quattro che, è bene notarlo, non è certo un numero a caso: quattro amari per rappresentare i quattro quartieri che, il 24 di giugno di ogni anno, si contendono la vittoria a suon di cacce, di fatica, di sangue. L’Amaro di Quartiere è un corroborante per il calciante, un rimedio – come anticipato in apertura di articolo – per le sconfitte più brucianti, tanto nel sabbione quanto nella vita, ma anche e soprattutto un omaggio alla tradizione del Calcio Storico Fiorentino.
Amaro che è anche amore
Per assaggiare l’Amaro di Quartiere, però, toccherà portare pazienza ancora per un poco. Il lancio ufficiale dei quattro amari è infatti previsto per il tre febbraio del prossimo anno, nel più ampio contesto della diciassettesima edizione di Taste, la fiera internazionale dedicata alle eccellenze enogastronomiche italiane, che avrà come filo conduttore proprio i colori.
L’idea di declinare passione e significato del Calcio Storico Fiorentino in quattro amari è di tre ragazzi, tra cui il bartender di fama internazionale Oscar Quagliarini, che si pongono come obiettivo – oltre all’omaggio della tradizione, come già anticipato – anche e soprattutto il contribuire alla diffusione del Calcio oltre i confini regionali e, perché no, nazionali.
Più che eloquenti, a tal proposito, le parole di Cosimo Cappelli, uno dei fondatori dell’Amaro di Quartiere: “Con questo prodotto non abbiamo voluto solo rendere omaggio alla tradizione popolare fiorentina” ha spiegato durante una degustazione in anteprima, “ma rafforzare ulteriormente il legame identitario tra i quartieri storici di Firenze e i calcianti”.
Un’operazione che passa attraverso un’attenta ricerca del simbolismo: quattro i colori – l’azzurro di Santa Croce, il verde di San Giovanni, il bianco di Santo Spirito, il rosso di Santa Maria Novella – e quattro i gusti, come già detto, ma le citazioni non finiscono qui. “Non a caso questi amari hanno 27 gradi alcolici” ha continuato Cappelli “come 27 sono i ragazzi che ogni anno indossano i loro colori per sfidarsi in piazza Santa Croce. Un’operazione identitaria e di promozione del brand del calcio storico, attraverso la rete dei locali, dei ristoranti, dei circoli. Ovunque si senta la passione per Fiorenza”.