Di cosa parliamo quando parliamo di rockstar? Parliamo degli chef. L’orgoglio di chi crede nell’impegno non sono più i corsi di pilates ma di cake design. Il vero volano del porn è il food, e siccome non c’è amore senza dipendenza, eludere le sigarette non è abbastanza, neanche il minimo sindacale di vino rosso o la cocaina adocchiata solo nelle repliche del Commissario Rex. L’assuefazione del terzo millennio, la nuova droga, l’abuso 2.0 è lo zucchero.
L’ho letto su Nature, irreprensibile rivista americana che va giù duro fin dal titolo dell’articolo: “The toxic truth about sugar”, La verità tossica sullo zucchero. Primo dato: dentro una bibita gassata c’è lo stessa quantità di zucchero che due secoli fa consumavamo in cinque giorni. Il secondo: in una lattina di Coca Cola ce ne sono 33 grammi, contro gli 11,6 presenti in una cucchiaiata di Nutella, fonte calorica a noi molto nota.
Dev’essere per questo che settimana scorsa, 126 anni dopo la scoperta, Coca Cola ha fatto coming out confessando per la prima volta di avere un problema con lo zucchero direttamente in uno spot. Dove è arrivata persino a pronunciare la o-word, ovvero obesità, espressione finora bandita dal suo linguaggio pubblicitario. La multinazionale adesso vuole sensibilizzarci al problema, segnale più chiaro che la grana esiste davvero non poteva arrivare.
La crociata anti-zucchero non è solo americana, Roberto Defez, ricercatore del Cnr ha pubblicamente chiesto di vietare lo zucchero: fa male quanto fumo, alcol e droga.
“L’abuso fa scattare segnali ormonali che riducono il senso di sazietà e ha un effetto sulla dopamina simile alle droghe, diminuendo il piacere di aver consumato cibo e dunque spingendo a consumarne di più. I rischi collegati sono diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari”.
Nella guerra alla zuccheromania, simile a quella contro il tabacco, non si va per il sottile. Lo stato di New York ha limitato la vendita delle bibite zuccherate, la Francia vuole tassarne il consumo, eventualità agitata mesi fa ma caduta frettolosamente nel dimenticatoio anche in Italia. Dove ha appena compiuto 10 anni la legge Sirchia, il provvedimento che vietando il fumo in bar, ristoranti, uffici e luoghi pubblici ha cambiato per sempre le nostre abitudini. Il risultato è che fumiamo sempre meno, quasi il 7% rispetto al 2003. Mettiamoci anche gli airbag nelle auto o i distributori di preservativi nei bagni pubblici. Semplici misure che oggi consideriamo scontate per il benessere e la salute pubblica.
Caccia alle streghe, isteria collettiva o è davvero arrivato il momento di pensare allo zucchero?
[Crediti | Link: Nature, Dissapore, Panorama, Lettera 43. Immagine: Jezebel]