Decrescita infelice: la crisi a tavola è un calvario altro che notiziole estive
Il 11 luglio 2012 alle 15:38 Riccardo I. commenta:
Una delle cose buone della crisi è che tanta gente s’è messa (o rimessa) a cucinare a casa. Questo sta aprendo gli occhi a chi prima riteneva normale strapagare piatti mediocri in locali farlocchi.
Eataly Roma: quella cacio e pepe a 20 euro non s’ha da fare. Al limite s’ha da fare meglio
Il 11 luglio 2012 alle 10:28 Vincenz commenta:
“Parlate male di me…purchè ne parliate” Oscar (scegliete voi il cognome).
Il 10 luglio 2012 alle 22:48 Francesco commenta:
Tanti distinguo quando il giudizio complessivo dovrebbe essere un: complimenti per la creatività imprenditoriale … seguito dalle eventuali valutazioni critiche su singoli aspetti che non si condividono.
Il 9 luglio 2012 alle 19:27 Vignadelmar commenta:
Farinetti si è meritatamente guadagnato una forte dose di rispetto. Ma molti giornalisti ne sono intimoriti più che sedotti. Altri, per raggiungere i medesimi risultati, anzichè incensare preferiscono attaccare. Lo stesso vale per taluni blogger.
Il 13 luglio 2012 alle 19:47 Francesca commenta:
Per far funzionare una struttura come quella che nonostante sia “monotematica”, declina il cibo in ogni suo aspetto incluse le citazioni culturali, ci vuole un impegno colossale. Le pecche esistono ma bisogna essere ingenui per pensare che in fase di rodaggio non vengano eliminate.
Il 9 luglio 2012 alle 17:00 Fabrizio Pagliardi commenta:
Il miglior modo per difendere Eataly é andarci.
Il 10 luglio 2012 alle 12:49 Daniela commenta:
Per ogni impresa l’obiettivo è il profitto, non la promozione culturale o il progresso sociale (che sono eventualmente byproduct). Ma in Italia è imprenditore anche chi raccoglie i suoi pomodori tramite caporali e clandestini pagati un euro ogni cassa, altro che dibattere dell’etica dei principi in opposizione all’etica della responsabilità.
Quel salvifico senso del ridicolo che mi impedisce di esaltare le formiche vive del Noma
Il 10 luglio 2012 alle 11:36 Viola commenta:
Non mi sento un’ignorante perchè non ho voglia di sperimentare le formiche vive o i licheni. Penso che sia sbagliato criticare a priori un posto perchè è strano o originale senza esserci stati, ma neanche doversi prostare a tutti i costi per andare in un posto che non ci attira, anche se è valutato al primo posto al mondo dalla classifica San Pellegrino!
Il 10 luglio 2012 alle 16:01 Mauro commenta:
Amo la tradizione, l’adoro, ma non disdegno nemmeno la creatività quando supportata da tesi convincenti. Le cotture dei bolliti a bassa temperatura sono la dimostrazione di come si possa innovare in modo convincente e soddisfacente.
La scomparsa del mangiatore semplice. Se anche il ghiacciolo diventa termometro di chi conta
Il 11 luglio 2012 alle 19:52 mafi commenta:
Il bello delle “schifezze” è proprio quello di riportarti indietro nel tempo …quando le mangiavi senza pensare a cosa cosa ci fosse dentro, perchè avessero quel colore assurdo, e le confezioni colorate e i regalini totalmente inutili che non vedevi l’ora di aprire. Il gastrofanatismo non c’entra niente.
Il 11 luglio 2012 alle 17:00 Rosi commenta:
… ere geologiche fa il mio ora ex marito [sia lode al Signore] estrasse dal freezer e si pappò un ghiacciolo fatto in casa negli appositi cosi di plastica, pensandolo all’arancia. Esso era un mini avanzo di bisque di gamberi – e vi era apposita etichettina sopra. Che momento splendido, che apoteosi, che inarrivabile picco.