Snocciolate le differenze tra bartender e mixologist. Se pensate alla classica discussione da bar, siete fuori strada. La discussione è da ristorante e suona più o meno così. Considerato il movimento mixologico come connaturato alla ristorazione di New York, Londra e Parigi, possiamo dire che al ristorante del futuro, per assurgere alle vette del gastrofighettismo nostrano, serva più il cocktail bar della tovaglia in tessuto prezioso?
La domanda pendeva sulle nostre teste da un po’ di tempo. Ed è tornata d’attualità appena varcato l’ ingresso del The First Art Luxury Hotel, nel passaggio da via Duse a via del Vantaggio (due passi da Piazza del Popolo), in una parola la nuova casa del ristorante All’Oro in cui officia lo chef stellato Riccardo Di Giacinto aiutato in sala dalla consorte Ramona Anello.
All’Oro ha guadagnato spazio e spazi. Una sala grande, terrazze, roof garden (il vero erotismo della questione), e appunto, un bar, che apre sull’argomento voragini di interesse. Si chiama “Misceliamo food cocktail bar”, contiguo alla sala del ristorante abbina il finger food della cucina ai cocktail del mixologist (guai a scrivere barman) Patrizio Boschetto. E i cocktail arrivano ai tavoli del ristorante per chiudere una cena. Novità in grado di attirare nuovi clienti o servizio “in più” per i clienti del ristorante. Per ora sappiate che un cocktail con finger food di ottima qualità è prezzato a 15 € circa ed entra in concorrenza con offerte simili e vicine.
A Roma i patiti dell’aperitivo seguito da cena senza cambiare indirizzo possono indicare l’Hassler sulla scalinata di Trinità dei Monti. Il giardino nella corte interna, Il Palm Court, o il salone a piano terra che può fare da prologo alla tavola dell’Imàgo, curata dallo chef Francesco Apreda. O ancora l’Hotel de Russie, dove i cocktail sono in apertura o in scia ai piatti dello chef Nazzareno Manghini, executive del famoso consulente Fulvio Pierangelini per il Jardin de Russie.
Il triangolo d’oro dei bar-ristoranti-hotel è proprio quello del Tridente capitolino (cioè via del Babuino, Via del Corso, Via di Ripetta) e vanta anche uno dei più rinomati cocktail bar della città: il Salotto Locarno dell’omonimo hotel a via della Penna in stile Liberty e super gettonato dai modaioli. Gli stuzzichini provenivano dal ristorante La Scena, a lato della hall, che ha avuto una qualche fortuna con i mini hamburger.
Passi il Tevere e incontri il Settembrini Cafè che ha dettato legge nel periodo migliore dell’aperitivo a Roma, cioè quello che permette di stare all’aperto. Pino Mondello, tra i leader incontrastati della scena, si fa chiamare barman ma i suoi cocktail spopolano. Hugo, il cocktail che rivaleggia con lo Spritz, ha fatto strage di consensi, la ricetta è richiestissima al pari dei piatti dello chef Luigi Nastri nel contiguo ristorante. A Matteo Zed Zamberlan è toccato l’onere e l’onore di succedere a Pino Mondello, passato armi e bagagli al Porto Fluviale. Per cui la mappa dei cocktail bar con cucina a Roma si è allargata anche alla zona Piramide. Se volete assaggiare il martini con azoto ora sapete qual è la vostra destinazione.
Se il nome di Emanuele Broccatelli non vi dice nulla non siete stati al Caffè Propaganda vicino al Colosseo, dove era arrivato direttamente da Londra. Finita quell’esperienza con il locale che ha virato sulla clientela della notte abbandonando il profilo gourmet (oltre a Broccatelli, ha lasciato la consulenza Arcangelo Dandini – ormai da un anno – e Stephane Betmon, astro della pasticceria francese è stato allontanato qualche giorno fa), Broccatelli è approdato al nuovo Stazione di Posta, il locale di Campo Boario che vede lo zampino di Alessandro Pipero, l’istrionico conduttore del ristorante stellato, e dello chef stellato Luciano Monosilio. Cocktail e cucina convivono insieme tanto che il bartender, tra i più innovativi della scena capitolina, ha proposto una ricetta di cocktail per accompagnare la carbonara.
Gli esempi illustri potrebbero continuare senza dimenticare il Basson Bar all’interno dell’Hotel Corinthia a Londra con il bartender Mario La Pietra, il bar manager Domenico De Felice e lo chef Massimo Riccioli o l’accoppiata Chateaubriand – Le Dauphin di Inaki Aizpitarte a Parigi, ma lascio a voi il compito di indicare i migliori risto-cocktail in giro per l’Italia. Compresi quelli che servono gli analcolici nel caso siate astemi.
[Crediti | Link: Tavole Romane, Scatti di Gusto, immagini: Vincenzo Pagano]