Ci aveva già provato nel 2010, a minare la sua credibilità, partecipando all’Isola dei Famosi e uscendone immediatamente per aver cucinato ai colleghi naufraghi una specie di fagiolata indigesta. Non fu certo una grande performance per lo chef, si disse allora.
Due anni più tardi, in un periodo in cui le bibite gassate sono le nuove sigarette, i pediatri inglesi chiedono di vietare gli spot del junk food prima delle 21.00, qua da noi c’è chi sposa la causa delle bibite iperzuccherose e diventa testimonial della più famosa di esse: il nostro Simone Rugiati è il protagonista del nuovo spot della Coca-Cola on air dal 26 agosto e della campagna di marketing che la multinazionale ha titolato “Ceniamo insieme con Coca-Cola”.
Nello spot, lo chef guida un “furgoncino della felicità”, una specie di food truck, che arriva in una piazza di Napoli e da cui Rugiati sforna piatti in grado di abbinarsi alla perfezione alla Coca-Cola, allestendo una cena/festa di paese. L’idea è quella che la felicità stia nel pasteggiare a Coca-Cola.
“Siamo di fronte al tripudio del cattivo gusto e all’incongruenza gastronomica ma soprattutto all’ennesimo messaggio disastroso che propone bibite zuccherate a tavola, una pessima abitudine americana che Coca-Cola cerca in tutti i modi di trapiantare e inculcare anche in Italia” scrive Roberto La Pira, e sembra siano già partite richieste di censura all’indirizzo dell’ Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria.
E’ il caso di chiedersi cosa spinga uno chef ad appiccicare irrimediabilmente la sua faccia a quella della bibita gassata rea di far diventare obesi i bambini e gli adulti di tutto il mondo. Proprio adesso che l’impegno all’obesità è un must, perché Simone Rugiati ha scelto di diventare da ora e per sempre “quello della pubblicità della Coca-Cola”? Come il suo collega Alessandro Borghese. Chi? “Quello della pubblicità dei Quattro Salti in Padella!”. Pecunia non olet, lo sappiamo. Ma ci deve essere dell’altro.
Per voi Simone Rugiati è diabolico? Ribelle? Sciocco? Furbo? Ricco? Che ne pensate?
[Crediti | Link: La Stampa, Dissapore, Pubblicità Italia, Il Fatto Alimentare]