Preparare la ricetta delle fave dei morti è una specie di ipnosi che dura qualche ora, fa diventare più stupidi e imbambolati, ma con la sincera convinzione di non fare altro che stare attenti:.
Il medico direbbe che gli occhi vedono davvero quel che sta succedendo, ma le immagini non arrivano al cervello, rapito dalla vista delle mandorle spezzettate sulla spianatoia.
La ricerca di informazioni per la Ricetta Perfetta è stata meno appassionante, voi non avete idea dell’effettivo numero di versioni, una pazzia: tra ingredienti, dosi, e procedure sembra che gli italiani non abbiano fatto altro che dolci dei morti nel weekend di Ognissanti.
Collegamento ideale tra questo proliferare di ricette, “La Cucina Romana e del Lazio” di Livio Janattoni, con anche un gustoso passaggio sulle origini delle “fave dolci”.
Prego predisporsi alla ricetta con mandorle, farina, zucchero, burro e uova.
A proposito di origini, dopo il primo rapido giro su Google realizzo che la provenienza non è romana, come pensavo, si fanno fave dei morti in Veneto, Lombardia, Italia centrale, Sicilia…
E gli ingredienti cambiano: albumi, chiodi di garofano, cannella e cioccolato.
In tutto questo decido di aver bisogno del mio centro di gravità permanente.
Parlo con Iginio Massari, per acclamazione sommo sbrogliatore italiano di matasse pasticciere.
I segreti, mi svela, sono pochi e precisi: innanzitutto, non surriscaldare le mandorle con le lame, altrimenti s’imbrattano con l’olio (che contengono) e addio legame con la farina.
Soluzione: tritare grossolanamente prima di passare al mixer. Poi, aromi al minimo per non rubare la scena alle mandorle: grattiamo la buccia di un limone non trattato e via.
La ricetta perfetta
200 gr di mandorle spellate, 100 gr di farina 00, 100 gr di zucchero semolato, 1 uovo, 30 gr di burro, buccia di limone grattugiata, un pizzico di sale.
Prego, imparare dagli errori altrui (i miei). Acceso il forno e portato a 180° pelo le mandorle, ne faccio un trito e le metto dentro il mixer. Unisco lo zucchero direttamente nel bicchiere.
Mescolo la poltiglia con la farina, aggiunto un uovo intero (grande e giallo nel mio caso, guardate il colore dei biscotti) e il burro fuso. Dopo aver lavorato il composto rendendolo omogeneo ricavo delle palline, le schiaccio leggermente per ottenere dei bottoncini di circa 5-6 cm di diametro che dispongo in una teglia.
Inforno e lascio cuocere per 12 – 15 minuti. Malgrado la personale maledizione con i biscotti, stavolta evito di bruciare tutto. Guardo le fave, che c’entra, sono sempre più interessata alla bellezza interiore ma belline son belline.
Festeggio con un goccio di vin santo.
[ Link: Newton Compton, Tipicamente Umbria, Baci di zucchero, Le ricette di Pina]