Me lo ricordo ancora, estate o inverno non contava, mio nonno con la faccia rossa davanti al fuoco a dominare la griglia. Poi mio padre, anche lui arrostitore seriale. La sua vocazione era così evidente che in casa nostra aveva fatto costruire 3 caminetti, uno in soggiorno per scaldarsi, uno in cucina piccolo per le cotture minori e brevi, un altro enorme per gli arrosti seri nella cosiddetta “cucina rustica” (che altro non è che una parte di garage adibito a cucina, almeno in Umbria).
Così anch’io, mi sono trovata un giorno davanti alla griglia. Prima incantata dal fuoco, poi ammaliata dalla tecnica e dalla sapienza, dai carboni, dai tempi e dall’aspetto della carne che lentamente arrivava ad essere cotta “a punto”. Ho imparato guardando e ho raccolto il testimone, priva di qualsiasi nozione tecnica, col viso arrostito e le prime carni carbonizzate.
La tecnica letta o raccontata l’ho scoperta molto dopo.
Nello stereotipo si dice che il vero serial griller è maschio, fissato arrostitore che viaggia con il barbeque portatile nel portabagagli dell’auto, pronto a sfoderarlo in ogni dove. Unto, robusto, con ciabatte e canottiera per i primi minuti, poi ignudo con la pancia rossa nel resto del tempo. Sudato, con lo strofinaccio aggrappato alle mutande e una birra che rende meno atroci le fatiche.
Così pare che le nostre vite siano assediate dagli uomini delle caverne, unici detentori dello spiedo, che dal primo sole all’ultimo non pensano ad altro che ad arrostire, amanti clandestini del macellaio.
Oppure c’è il vicino molesto che non ci molla e proprio d’estate mentre abbiamo le finestre spalancate, pensa bene di imbrattarci settimanalmente la casa con i fumi grassi delle costoline di maiale. E non si capisce se siamo più adirati con lui per il fumo o perché non ci invita a condividere. Il sapore conviviale di una grigliata del resto è impagabile.
Ma cercando di uscire dallo stereotipo, mi domando da dove arrivi la passione per i carboni. Un misto di tecnica, gesto fisico, sapere antico, amore innato. È voglia di dominare e sfamare il popolo, volontà di staccarsi dalla massa e ammaliare da lontano come il chitarrista delle feste, passione e intesa con il fuoco, propensione naturale tramandata dalla famiglia?
Cerco quindi uomini e donne dediti all’amata tecnica di cottura di carni, pesci, verdure che dichiarino la loro non omologazione allo stereotipo o che possano testimoniare di aver visto altro dall’uomo sopra citato. Oppure che confermino le già descritte caratteristiche del grigliatore.
Ci sono addetti del barbeque non conformi ai luoghi comuni? E cosa ci piace dell’arte dell’arrostire? Il gesto, la sapienza, la tecnica, il fuoco, il dominio?