Le varianti infinitesimali che ti accompagnano nella scelta della cucina sono insidie messe lì da qualche mente crudele per ricordarti i tuoi limiti, che in genere sono spazio, soldi, pazienza. Il mio io e anche il mio ego, alle prese con la definizione delle mie fantasie culinarie, come vogliamo chiamarle, infrastrutturali?, si trovano male, non riescono a capire da che parte sbattere la testa o il tagliere.
Scopro mio malgrado che a parte i gusti personali e gli spazi, le possibilità di scelta sono sconfinate. Eccone 3 sulle quali è impossibile scegliere davvero.
Fuochi o induzione.
Il passato e il futuro che si guardano dritti negli occhi. Da un lato la cara e vecchia fiamma, alla quale siamo abituati. Fuoco dolce, medio, vivace, allegro che accoglie tutti i culi delle nostre padelle, casseruole, pentole, senza distinzione alcuna di materiale. Rassicurante perché conosciuta. Dall’altra la tecnologia, il campo magnetico che incontra il ferro e fa il miracolo. Meno dispersione di calore nell’ambiente, tempi dimezzati per arrivare alla temperatura che desideriamo, più facile gestire le cotture e più facile da pulire. Più sicura forse, addio a dita ustionate.
Certo, se potessi, le sceglierei entrambe: bei 4 fuochi e 2 piastre a induzione. Ricordo ancora quando per la prima volta, in una cucina professionale, ho avuto a che fare con l’induzione. Il miracolo di veder bollire l’acqua in pochi minuti. Eppure, romantica e tradizionalista, non riesco a pensare che possa darmi più soddisfazione del buon vecchio fuoco.
Il forno.
Diventa quasi un amico con il tempo. Bisogna conoscerlo profondamente, perché anche se il nostro modello potrebbe sembrare uguale a quello di un’altra persona, performance o bizze non saranno mai le stesse. Forse i forni, mentre dormiamo o siamo fuori casa, escono e si fanno le loro giornate. Così potranno essere buoni, bizzarri, stanchi. Forno amico, forno alterno, forno lunatico. Chi cucina spesso con queste vecchie carcasse, sa che l’ascolto e la conoscenza del proprio forno, fa la differenza.
E la disperazione si impossessa di me: devo trovare un altro amico forno. Dico addio a ventilato e statico come unica possibilità e mi trovo davanti ad ogni tipologia di funzione: a vapore, termo ventilato, combinato con microonde incorporato, grill ventilato, con indicatore digitale di temperatura, autospegnimento una volta conclusa la cottura, indicatore acustico, timer, funzione bassa temperatura, funzione pasticceria, pizza e pane, cottura multilivello e udite udite autopulente pirolitico. Si pulisce da solo in pratica, come lo Sfornatutto De Longhi degli anni ‘90. E poi via con altre varianti, e il rivenditore comincerà a fare domande come in una chat. Misure 45, 60 o 90? Posizione preferita? Classica o del missionario: forno sotto e sopra i fuochi o a incasso in alto nella colonna? Penso che in alto non mi brucerò le braccia, come invece faccio almeno una volta all’anno e non prenderò la vampata in faccia. In basso però mi rassicura, è là dov’è sempre stato insomma.
Il piano di lavoro o top.
Quante varianti ci potranno mai essere? Quante non ve le potete immaginare: legno, corian, resina, laminato, acciaio, pietra, marmo, granito, quarzo, okite (quarzo più resina), alluminio anodizzato, brillantato, satinato, vetro o ceramica. Finiture laccata, lucida, opaca, in total white o nero, nei colori più svariati. Spessore ultra slim o super spesso, da 0,5 a più di 10 cm. Un pezzettino per ognuno e non se parla più?
Anche la simpatica e inutile Cappa ha assunto la sua importanza e personalità, ma come per Berlusconi, meglio non parlarne altrimenti il fenomeno rischia di diventare eccessivamente importante.
Così, chiudo gli occhi e sogno 6 fuochi, 4 piastre a induzione, un forno a vapore, uno solo per le basse temperature da 90 cm, un forno a legna e uno a gas. Poi immagino un top kilometrico dove poter tenere in pianta stabile: macchina per il sottovuoto, roner, abbattitore di temperatura, cooking chef, centrifuga, affettatrice, forno a microonde, bilancia.
Tocca voi, ditemi come sono le vostre cucine e aiutatemi a sopravvivere a cotanti dubbi e abbondanza.