Roberto Saviano divide. “Dopo Gomorra, niente”, scrivono i detratori, “eppure è ovunque”. Poi ci sono gli altri, tanti, per cui cui Saviano è “la notizia” di qualunque cosa parli in Tv o scriva sui giornali. E oggi Roberto Saviano ha scritto per Repubblica “Camorra Food Spa”, un lungo pezzo sui rapporti tra cibo e mafie, definito dai suoi fan su Twitter “illuminante” e “monumentale”.
Piuttosto taglienti i detrattori: “solo il piacere della tavola c’era rimasto, ma Saviano ci ha fatto passare la fame”.
In effetti il pezzo, costruito come una giornata tipo, con tutto quel che mangiamo dalla colazione alla cena, è piuttosto terrorizzante. Ma non aggiunge granché, specie per chi ha letto “L’ultima cena” di Peppe Ruggiero, al quale l’articolo sembra ispirarsi. Sono operazioni di polizia datate e più recenti assemblate per sfruttare l’onda emotiva provocata dalla vicenda di Giuseppe Mandara, il re della mozzarella di bufala arrestato settimana scorsa per collusioni con i casalesi.
Cibo per cibo ecco i punti salienti dell’articolo:
Mozzarella. Nella vicenda che ha portato all’arresto di Giuseppe Mandara e al sequestro dell’azienda, è emerso che l’imprenditore utilizza una prassi tipica della logica mafiosa: per abbassare i costi utilizza prodotti di scarsa qualità o mischia tipi di latte diverso. Nelle mozzarelle di bufala prodotte da Mandara era infatti presente anche del latte vaccino in percentuali considerevoli. Le mozzarelle di bufala venivano quindi messe in commercio con l’indicazione Dop
Carne. Meat Guarantor, un’operazione conclusasi nel 2002 e condotta dai carabinieri del Nas, ha sgominato un’organizzazione con base a Napoli, ma che si estendeva al nord Italia e in Germania. Utilizzava veterinari che certificavano la buona salute di animali che invece erano stati sequestrati perché malati. Ad altri animali, privi di documentazione sanitaria e spesso malati, somministravano medicine perché rimanessero vivi e potessero essere macellati.
Pane. I clan si trasformano in panificatori: hanno spesso forni clandestini che utilizzano per produrre tonnellate di pane da vendere la domenica mattina in strada. Pane clandestino ed esentasse. I forni venivano alimentati evitando di comprare legna costosa e bruciando vecchie bare trovate nei cimiteri, infissi marci, tronchi di alberi morti trattati con agenti chimici: tutto ciò che avrebbe dovuto essere smaltito perché rifiuto speciale, finiva nei forni per cuocere il pane.
Frutta. In passato Fondi, provincia di Latina, era lo snodo centrale per controllare il mercato della frutta e della verdura al centro-sud e anche in alcune zone del nord. Senza pagare i clan, non si poteva scaricare la merce che restava a marcire nei container. anche la frutta e la verdura nel nord Italia hanno avuto un controllo mafioso. L’ortomercato alla periferia sud-est di Milano è stata una delle piazze in cui la ‘ndrangheta ha compiuto molti dei suoi affari.
Caffè. In molti territori è monopolio dei boss. A volte ne gestiscono la produzione, altre solo la distribuzione. Esempio: il clan Mallardo di Giugliano imponeva ai bar di comprare il caffè Seddio prodotto da una ditta intestata ai D’Alterio, nipoti del boss Feliciano Mallardo. Il clan Vollaro di Portici imponeva la marca di caffè “È cafè”, prodotto da un cognato dei Vollaro, subconcessionario di El Brasil di Quarto. E poi c’è il Caffè Floriò, che fa capo a Cosa Nostra: imposto a decine di locali di Palermo. Spesso le organizzazioni riescono a trattare sui chicchi direttamente in Sudamerica, ne gestiscono la torrefazione e poi la distribuzione.
Ultimo viene il dolce. I clan sono riusciti a infettare, secondo la Dda di Napoli, persino uno dei marchi di pasticceria industriale più famosi d’Europa: la Lazzaroni e i suoi amaretti. Secondo le accuse dell’antimafia, capitali criminali avrebbero risollevato aziende del Nord in crisi sanando i conti e facendo chiudere i bilanci in attivo.
E alla fine del lungo elenco, qual è il suggerimento di Saviano per evitare che la nostra spesa quotidiana finisca per finanziare la criminalità organizzata? Anche qui, non aspettatevi soluzioni innovative.
“Come per ogni settore, prima che arrivino forze dell’ordine e magistratura, i consorzi di categoria sono fondamentali. È fondamentale che chi fa prodotti di qualità pensi di unirsi e tutelare i consumatori, se stessi e il proprio mercato”.
Forse hanno ragione i patiti di Saviano, forse è vero che di qualunque cosa parli in Tv o scriva sui giornali, più di quel che scrive, la vera notizia è che l’abbia scritta lui.
[Crediti | Link: Repubblica, Twitter, Verdenero]