La carne di cavallo veniva prescritta, dai medici voglio dire, ai malati di anemia sino a tutti gli anni Novanta. Perché allora tutta questa baruffa per le tracce di DNA equino nei Ravioli di Brasato Buitoni e nei Tortellini di Carne, piatti pronti che Nestlè, proprietaria del marchio Buitoni, ha ritirato volontariamente dai supermercati italiani? A parte il fatto che spacciare cavalli per manzi è reato.
La parola da mandare a memoria è fenilbutazone. Complicata? Forse, ma la spiegazione non lo è.
“Il fenilbutazone è un farmaco antidolorifico e antinfiammatorio molto utilizzato per i cavalli sportivi e da corsa, la cui carne non deve assolutamente finire nel circuito alimentare”.
Il problema è un sospetto, e si teme molto esteso, giro di macellazione illegale dei cavalli sportivi. Arrivato a fine carriera, all’età di 8-9 anni, il cavallo sportivo non può essere né abbattuto né tantomeno macellato per uso alimentare, lo vieta un legge europea che prevede pene severe per i trasgressori. La causa sono i massicci trattamenti farmacologici che ha subito.
Ma le autorità sanitarie temono che i cavalli vengano spediti nell’Europa dell’Est, in particolare in Romania, per essere macellati illegalmente e rientrare (anche in Italia) sotto forma di carne di manzo, facendosi beffe dell’anagrafe equina e di un sistema di tracciabilità delle carni piuttosto aleatorio e poco strutturato.
Ecco, quando sorridiamo per le tracce di Dna equino nei prodotti Buitoni, che superano di poco l’1%, e ci chiediamo sorpresi perché dovremmo scandalizzarci per la presenza di carni pregiate e costose come quella di cavallo, proviamo a ricordarci di quella parola complicata, feniltabulazone. Non si tratta di fare gli schizzinosi, ma ci piacerebbe smettere di mangiare menzogne.
[Crediti | Link: Il Fatto Alimentare, Panorama]