Schiavi dell’ufficio lo siamo in tanti. Tanti e svogliatamente affamati, per lo più costretti a schiscette casalinghe o paninetti conditi di spossatezza e salsa tartara. Ammettiamolo, niente giova alla sopravvivenza lavorativa più della fuga verso il caffè. Accettare la realtà è il primo passo per scherzarci sopra, difatti la fuga s’interrompe davanti al distributore automatico, oggi totem del chiacchiericcio ristoratore seppure con licenza di uccidere. O giù di lì, dipende dalla quantità di schifezzuole dispensate.
Allora profiliamoci, come si dice oggi, mentre gomito contro gomito, con aria sorniona – quasi di soppiatto – ci protendiamo verso il corridoio. Questa è zoologia dell’ufficio, alla Desmond Morris.
L’amante del tarallo.
È mediamente giovane, lievemente pingue, abbastanza sgamato da dribblare il lavoro per concedersi una lunga pausa fronte macchinetta. Il tarallo gli ricorda le vacanze in Puglia, e spera di ritrovare l’energia della taranta in fondo al pacchetto di plastica. A metà tarallo, ormai sull’orlo del soffocamento, tenta di mollare alle colleghe il fondo, ma peso specifico e temperatura glaciale degli stuzziconi spaventa la platea, che lo abbandona ignominiosamente coperto di briciole.
Il porco.
Sceglie sempre lo snack più grasso che offre la vetrina, si emoziona quando cambiano marca di patatine e conosce personalmente il pusher dei rifornimenti, il quale, corrotto a suon di evidenziatori e blocchi appunti per i figli, ha inserito nel dispencer il gusto più recente delle Pringles (Multigrain Paprika, #sapevatelo). Geloso delle sue conquiste, dotato di ottima memoria, conosce a menadito i codici per patatine estruse al sapore di pizza, barrette caramello e Coca Cola. Gran parte dei colleghi lo evita sia durante la scelta del prodotto – il porco teme gli assaggi dei colleghi molesti -, sia dopo il consumo – un suo tocco è più indelebile della macchia d’olio sulla camicetta di seta.
Lo scientifico.
Attento a ogni rifornimento del pusher, conosce la ciclicità dei prodotti e li compra solo se appena arrivati. Siccome alla linea ci tiene, ogni pacchetto di cracker no-salt deve bastare per due merende, mentre la Fiesta settimanale segue sempre la seduta in palestra. Talvolta trasgredisce con il Duplo, poi si pente e offre il secondo stecco al compagno di scrivania, che di solito è il porco.
La finto-salutista.
E’ perennemente indecisa tra il succo di frutta col 10% di polpa e il tè verde fosforescente. Millanta i benefici della finta tisana per mollarne mezzo bicchiere al malcapitato collega in cerca di un caffè. Si lamenta perché non trova nulla senza grassi idrogenati e zuccheri complessi ma appena può sbrana un sandwich all’insalata di gamberetti atlantici e colesterolo in salsa rosa solo perché il pane è quello nero.
La tecnomaniaca.
Stazionare davanti alla macchinetta è l’unico modo che ha per chiacchierare su whatsapp senza far crollare la scrivania a forza di vibrazioni. Consuma ogni e qualsivoglia confezione cada a terra, perché ordina alla confezione di tramezzini di aprirsi convinta di parlare con Siri.
L’indecisa.
E’ quella che non sa mai cosa vuole: lungo o corto, tè o deca, cappuccino o cioccolato, dolce o salato. In parte depressa cronica in parte tenero cucciolo, e’ una specie da tutelare nel sottobosco lavorativo per le storie da pausa-caffè che racconta. Ovviamente offre spesso in quanto voleva i biscottini invece dei grissini e al posto della gazzosa l’acqua liscia, ma sceglie sicura le gomme da masticare che sembra strano?, durano più dei suoi fidanzati.
L’adolescente (Calcare nel cuore).
Non ha mai superato la ricreazione. Per questo si nutre quasi esclusivamente di merendine del Mulino Bianco, nello specifico Camille e Plum cake, anche in pausa pranzo. Ritiene superfluo l’uso di liquidi diversi dal “succhino”, il brick di succo di frutta Yoga al gusto pesca/albicocca, e ha sostituito il caffè con i Pocket Coffee. Il suo sogno è trovare un giorno un Tegolino nel distributore, nell’attesa si diverte a far suonare la sigla dei Simpson per dare inizio al break.
L’alternativa.
Quella che frega tutti. Si presenta al distributore con la pizza calda del forno vicino all’ufficio, oppure con il panino prosciutto crudo e toma, quando fa tardi pure una fetta di torta rustica della gastronomia. Ha stretto accordi con i commercianti del vicinato per avere rifornimenti sotto banco consegnati nel tardo pomeriggio, quando le segretarie hanno abbandonato la nave, e frequenta il distributore solo perché il miglior condimento alla pizza bianca del forno è l’invidia dei colleghi.