“Lo scrivi sì, lo scrivi o no, il tuo romanzo erotico” –Baustelle.
Sui lati gastronomici del travolgente successo di Cinquanta sfumature di grigio si sono già interrogate, su queste pagine, Martina Liverani e Sara Porro, dando vita a un post piuttosto memorabile. E niente, questo è l’anno in cui la dominazione diventa mainstream, in cui il settimanale americano Newsweek dedica una cover story alle fantasie di sottomissione delle donne in carriera, in cui qualsiasi editore si frega le mani se un critico definisce una sua opera letteratura erotica.
Come mi fa sentire tutto questo? Volete chiedermi se sono felice? Ho, più che altro, un déjà vu, perché praticamente tutti i miei gruppi indie preferiti, chi prima chi dopo, hanno firmato con una major (si salvano i Wrens, per la cronaca).
E voglio dire tre cose. Una sola, la più importante, ha a che fare con il cibo.
La prima è che ogni epoca ha i suoi romanzi Harmony per donne più o meno caste e represse, che riflettono le convenzioni e i tabù della società dell’epoca. I Promessi Sposi nell’Ottocento, i romanzi Harmony veri e propri negli anni ’80, le cinquanta smagliature nell’era degli hashtag idioti di Twitter.
La seconda è che la letteratura erotica e la dominazione sono un’altra cosa, se volete capire cosa leggetevi Histoire d’O di Pauline Réage, al secolo Anne Desclos. Altro stile, altro pathos, altro dramma. Un libro così fondamentale che kink.com, il più importante editore BDSM e fetish, e uno dei più stimati e quotati di tutto il mondo dell’intrattenimento per adulti, lo omaggia con una delle sue serie più seguite, The Training of O. Non ve lo linko, essendo ovviamente vietatissimo ai minori –roba che a ‘sto giro la polizia (postale) s’incazza veramente- ma se proprio insistete ve lo cerco su Google.
La terza e ultima è che, premettendo che sono un amante della dominazione e del sadomaso, per rinsaldare l’intimità di coppia e ravvivare le braci sopite spesso cucinare insieme è semplicemente meglio. Anche perché il kink è come l’X Factor: o ce l’hai o non ce l’hai, e se non ce l’hai e pensi di averlo i risultati vanno dal patetico al disastroso.
Insomma, la frusta più sexy è quella del frullatore.
Cucinare in due ricalca non pochi topoi del rapporto sessuale. Nello scegliere la ricetta giusta e nell’eseguirla, ci sono dinamiche di dominazione e sottomissione: c’è chi prende gli ingredienti, affetta, frulla, e chi dirige e assembla. Cucinare è un atto creativo, in cui la materia si trasforma in qualcosa di nuovo e più “alto”: come la procreazione, che è il motivo per cui in natura esiste il sesso.
Anche se non si hanno veri e propri food fetish – e in quel caso ogni discorso è inutile – nell’atto del cucinare c’è una carica erotica potentissima. I contrappunti fra dolce e salato, fra aspro e speziato, i giochi di consistenze e di temperature, l’armonia tra i cinque gusti che crea il sublime. Sesso allo stato puro. E se siete ostaggio dell’ormone, certamente ci sono luoghi più scomodi e meno ammiccanti di un tavolo da cucina.
[Crediti | Link: Dissapore, Newsweek, Google. Immagine: Jezebel]