Ci scrive Paola, una lettrice, evidentemente infastidita da un recente post: “Cose che rovinano l’atmosfera quando siamo al ristorante“.
Toc toc! Scusate, posso esporre il mio dramma a voi, lettori di Dissapore e immaginari amici di mille commenti? Sto pensando di avere un bambino. E perché vengo a raccontarlo proprio qui? Perché secondo Dissapore e qualche altra miriade di pareri, avere bambini significa calare il sipario scivolando in uno stato di semi-abbandono. Niente più sonno! Niente più libertà! La separazione permanente dallo stile di vita a noi, e per “noi” intendo più che altro “over-trentenni in carriera con laurea e abbonamento al digitale terrestre per vedere Masterchef”, vigorosamente gradito. Basta incursioni all’Oktoberfest, finiti i souvenir gastronomici collezionati in dispendiosi weekend, stop ai pellegrinaggi nei ristoranti sottratti a Dissapore.
A 34 anni non ho ancora prodotto bambini ma ci sto pensando con tutti gli ormoni. Nonostante voi.
E nonostante:
— le spese, centinaia di migliaia di euro che invece potremmo usare per altrettante compere da Eataly o al nuovo Eat’s di Milano
— la totale assenza di tempo libero, la ”vera ricchezza” di questi tempi, come si dice
— la fatica di prendersi cura del novello essere umano, accudirlo, nutrirlo, lavarlo, fargli fare il ruttino e cambiargli i pannolini invece di leggere foodblog e ricopiare ricette perfette
— l’inevitabile abbonamento a Disney Channel, e dopo brufoli e Topexan, la possibilità oggi sempre più concreta di crescere chi un giorno riempirà il suo corpo di tatuaggi
Vi vedo, sapete, mi state guardando con l’aria di chi si chiede cosa ci faccia questa aspirante suicida genitrice, nella stanza in cui gli intenditori parlano di cose serie — pasta frolla, sucrée, sablée — invece di stare di là a cucinare. E più che altro: “perché ce l’ha con noi?”
Allora veniamo al punto.
Non siete voi a inserire i bambini tra le cose (cose?) che vi “rovinano l’atmosfera” al ristorante? “Bambini piangenti e genitori di bambini piangenti (forse ciechi e sordi)”. Bambini che “non sono costruiti per stare a tavola delle ore”. Bambini che “non dobbiamo imporre agli altri”. Bambini per i quali viene sempre richiesta “la pasta del bimbo per prima”. Bambini che non sono bambini ma “bambini maleducati”.
Avete ragione, esistono un milione di ragioni per non procreare. Eppure miliardi di noi continuano a farlo. Anche chi legge e scrive blog come questo, pensate un po’, il più delle volte lo fa volentieri. Vi siete chiesti per quale motivo?
Beh, io ho finalmente deliberato di correre il rischio, andrò nei risoranti che mi piacciono con il mio bambino rischiando l’isterismo collettivo e la soglia di tolleranza zero. Perché mi voglio iscrivere a un campionato più grande e partecipare al prolungamento della specie. Dopo tutto, cosa sei tu che stai leggendo, se non un bambino cresciuto?
[Crediti | Link: Dissapore, immagine: Stockphoto]