Metti una sera a cena in un posto che nella tua immaginazione era proprio fatto così. Metti pure che all’uscita dalla cena sei stato bene, l’ambiente è informale, il prato di fianco, i mattoncini rossi al vivo sono le pareti, nei vasi non fiori ma fragole e rosmarino. Metti che ti sembra di essere in una cascina umbra e quindi nel mio caso, proprio come a casa. Metti che subito dopo che sei uscito hai già organizzato una cena per la settimana successiva.
Siamo a Milano, in una cascina agricola che nel ‘700 lavorava già la terra. Tanti anni fa si poteva definire periferia, oggi è quasi al centro della città. Porta Romana a Milano, Cascina Cuccagna, chef Nicola Cavallaro, Esterni, Cooperative e Cittadini insieme. Spostate la terra con le mani, mettete dentro questi cinque semini e avrete Un posto a Milano (Via Cuccagna 2 – angolo Via Muratori).
Il menù apre così: “Le ricette sono pensate sulla base dei migliori prodotti stagionali che siamo riusciti a trovare (consultate l’albo dei nostri fornitori). L’acqua è quella dell’acquedotto naturalizzata, volendo gassata e comunque gratuita. Pane e focacce sono fatti artigianalmente con lievito madre, la pasta è fatta in cascina ogni mattina, le verdure e la frutta provengono da agricolture biologiche, molti piatti sono vegetariani, alcuni vegani e altri senza glutine. Chiedete consigli al personale di sala o, nei momenti di più calma, direttamente allo chef e alla sua brigata.” Mi piace, ci sono tutte le parole fondamentali che vorrei leggere in un menù.
Il ristorante si dichiara ancora in regime di allenamento. È vero, qualcosa da aggiustare c’è, forse nei tempi e nell’organizzazione, ma in quale posto è tutto perfetto?
Io ho assaggiato l’Antipasto Misto con un ottimo tonno di coniglio, una giardiniera che non sentivo così buona dai lontani tempi della nonna, una misticanza di verdure di stagione (rucola, asparagi, cipolline, peperoni, piselli, etc) che sembravano davvero raccolte un attimo prima (provengono dalla cooperativa sociale Aretè di Torre Bordone, Bergamo) e che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, il salame rosa e la mortadella (Salumificio Artigianale Pasquini e Brusiani di Bologna) e una focaccia fatta a dovere.
Ho proseguito con “Formaggio di capra caldo con nocciole del Piemonte e verdure primaverili”, cioè dadini di zucchine e asparagi, piselli freschi amalgamati con pesto, sormontati dal caprino caldo (Azienda agricola Mapelli Claudio a Cassano D’Adda, Milano) e nocciole del Piemonte tritate grossolanamente. Un piatto equilibrato che mette insieme la prelibatezza delle verdure primaverili crude e il caprino che scaldato diventa piccante e denso.
Ho rubacchiato da altri piatti un assaggio di “Uovo, asparagi e parmigiano”, un grande classico ben eseguito con cottura perfetta dell’uovo a bassa temperatura. Per continuare con le “Sarde in saor con foglie verdi”, da deliscare una ad una purtroppo, ma deliziose. A chiudere, il menù offre Crostatina alla fragola, Tiramsù, Torta di mele, spuma di yougurt con salsa i frutti rossi e udite udite “Mela grattugiata, solo per i bambini”. Ho scelto la crostatina: pasta frolla, crema pasticcera, composta di fragola e fragole a pezzetti buonissime. Carta dei vini e delle birre artigianali, adeguate al posto. Buone e democratiche. Così come tutti i prezzi.
Dalla cucina vista sala, ogni tanto spunta lo Chef Cavallaro imbronciato, non faccio in tempo a dirgli che lo amo, che infila subito la cucina. Fuori resti di aperitivisti, ma anche mamme e bambini, che si sono dilungati. Dentro, altre 3 sale e un lungo bancone che propone vini, birre e buon cibo anti happy hour milanese con uova sode, quiche, farro, formaggi, salumi, torte salate e dolci. Come a casa, qui in Cascina si può stare e mangiare dalle 10 all’1.
Per me un vero miracolo a Milano, un posto dove andrei ogni giorno, dove so che quello che mangio è buono, scelto, curato, al giusto prezzo, dove non ci sono turni e orari. Dove vi consiglio di prenotare, perché la voce si è sparsa eccome.
[Crediti | Immagini: At Casa, Cristina Scateni]