Da oggi inizia il Salone del Libro. Per ogni affezionato lettore, partendo dai suoi gusti in fatto di libri, abbiamo scovato il posto dove andare. Il tasso di feisbucchismo (condivisione) s’impenna partecipando all’elenco.
(1) Torino è ancora il posto dove il consueto pediluvio mattutino si accompagna a colazioni dolcissime. Caffè Platti, Mulassano, Venier, Bicerin, Pfatisch rappresentano il rapporto Caffè/Felicità più favorevole del Paese, non vorrai mancarlo. Se poi ti prende la fregola di imparare, Dolci & Decorazioni di Valentina Gigli è lo zen del cake-design, ne ha parlato anche Dissapore. Nessuna torta ti sarà preclusa.
(2) Ossessionato dal design, bisognerebbe aprire una pratica per farti smettere, ma la tua non è una passione in scadenza. Avrai di certo comprato Le ricette dei designer 2 o forse vai al Salone per farlo. Bene, sei destinato ad essere la prossima vittima del look&feel di Slurp, il più innovativo, pazzesco, fashionista modello di ristorazione visto di recente in città. In via Massena, 26.
(3) Ti piace l’hamburger (tanto che ti sei accattato Hamburger di Stéphanie Bulteau, il prontuario per i devoti), ma per distinguerlo dal volgare cugino americano, alzi un po’ il sopracciglio e lo chiami l’amburgher? Sei nella città giusta, in Corso Siccardi 8 ha appena aperto M**Bun, hamburger a km 0 + verdura, dolci birre artigianali e vino, esclusivamente locali.
(4) No, davvero. Tu senza pizza non sai stare. E guardumpò Torino è attrezzata alla bisogna. Senti, fai così: al Salone compri L’arte della pizza di Simone Padoan, così ti fai un’idea di cosa passa per pizza a nord del 45° parallelo, poi di corsa al Libery, in via Legnano 14, dove dall’olio al pomodoro fanno la pizza solo col meglio del meglio. Iamme… iamme…
(5) Uff, a Torino impera la malagastronomia e non c’è mai niente di nuovo… STOP. Non c’è niente di nuovo un corno! Prova Scannabue, Il Consorzio, Magorabin poi mi dici se non sazi la voglia di neo. Neo-tutto: neo-deli, neo-bistrot, neo-chic, e quando sei lì, cura la nevrosi da nuovo con Manhattan a tavola, Woody sarà la tua musa.
6) Si dà il caso che tu non veda aldilà di lievito madre e fermentazioni, farine esoteriche e rinfreschi. Hai letto tutto La pasta madre e ora vuoi sfamare la passione anche nella città del Salone. Vai spedito alla Tradizione di Andrea Perino, la bottega di via Cavour al 10. L’inarrivabile fornaio panifica con regole d’altri tempi impastando solo farine bio. C’è pure la caffetteria-pasticceria.
(7) Sei un vegan ipersentimentalizzato, lo sei anche in trasferta, insomma. Ovviamente hai nello scaffale di casa Il vegan in cucina del guru Stefano Momentè, ma a Torino come fai? Tranquillo, si va al Mezzaluna, in Piazza Emanuele Filiberto, 8/d, vegano e bio da 15 anni, piccolo, buono, caro, a conduzione familiare. Per rifornimenti c’è anche la gastronomia.
(8) Gli altri facciano come vogliono, tu sei pescista per la vita. Del tipo che divora i libri con le ricette, per cui ti sei già impossessato di Il pesce, l’ultimo della serie. Fai sfoggio di narcisimo girando il pianeta con la lista dei risto di pesce, beh, casomai avessi un buco su Torino, segnati Molo 16, Brandè e Il bastimento, non hai idea di come stanno bene i pescisti a Torino.
(9) Il tema sono i vinofighetti, diciamolo meglio, il tema sei tu che hai polverizzato Elogio dell’invecchiamento. Che non ti sposti se non sai in quale enoteca finire la serata. Bordò in via Palazzo di Città, 19/A brucia l’agguerrita concorrenza comparando Piemonte e Toscana, da dove vengono le due sorelle che l’hanno messo su. Pappa al pomodoro, formaggi occitani e una lista di etichette in mescita lunga quanto una processione.
(10) Una città e il suo tasso d’inarrivabilità gastronomica si misurano dal numero di gelaterie elettrizzanti, e poche in Italia possono tener dietro a Torino (tutte cose che sai avendo letto Il gelato estemporaneo, un saputello come te l’ha fatto di certo). Alberto Marchetti è l’ultimo arrivato ma supera agevolmente a destra le sbadigliose gelaterie seriali, e ogni altro credibile concorrente. In Corso Vittorio Emanuele II, 24 bis.
(11) Nessuno mette mai abbastanza in evidenza la relazione tra soul-food e paradiso. Nessuno tranne te, che ti sei letto l’Artusi per la 627esima volta, ma era la prima versione (1891) appena rimasterizzata. E che per primo hai identificato il soul-food nazionale: piatti della tradizione, caldi, poveri, verdure, pesce azzurro, molta anima e prezzi possibili. A Torino ti aspettano Pastis e Dausin, non puoi più dire di esserne all’oscuro.
Bonus. Manca l’abbinamento col libro ma chi cerca una trattoria vada pedalando all’Osteria di Porta Po e per un grande rapporto prezzo/felicità c’è sempre Eataly.