Se vi chiedo di dirmi ora e qui la citazione dell’anno, cosa rispondete? Semplice, menzionate Steve Jobs e il suo hungry e foolish. Ma il seducente inventore di Apple, con l’invito a essere voraci e ingenui, non intendeva “accomodarsi al ristorante senza aver sbirciato il listino prezzi prima di entrare, o senza aver chiesto il menu nel caso il cameriere dimentichi di portarlo”. Specie a Natale, e… no, non scrivo “specie a Napoli”, perché questi fatti potevano svolgersi in una qualunque città italiana. Ieri una lettrice ci ha scritto:
A Santo Stefano, approfittando delle iniziative proposte dal comune per il Natale partenopeo, sono stata in giro per la mia splendida città con un gruppo di amici (eravamo in 8). Per completare il programma, abbiamo prenotato il pranzo alla “Taverna do re”. Dopo un’attenta selezione (siamo dei buongustai) ci siamo fidati della recensione di Dissapore che, a detta di molti, non sbaglia mai.
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Ebbene, arriviamo al ristorante alle 15:00, il cameriere ci accoglie con un “Buon Natale” elencando i piatti del giorno. Non c’è il menù sul tavolo (e noi, sprovveduti, non lo chiediamo), nemmeno un listino prezzi all’ingresso, nulla di nulla. Ma ci fidiamo, e ordiniamo un tagliere di affettati, 8 piatti di cannelloni, una bottiglia di vino della casa, una birra, due lattine di coca e 4 bottiglie di acqua. L’antipasto, in pratica, è composto da due mozzarelle grandi (poco meno di un Kg in totale) e circa 500 grammi di affettati. Tutto buono, per carità. Il cameriere, per fare il simpatico, ci porta anche un crocchè a testa .
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Finito l’antipasto, arrivano i cannelloni: tre piccoli cannolini in ogni piatto, decenti ma niente di che. Quindi decidiamo di fermarci dal momento che siamo tutti sazi. Ordiniamo ancora 4 limoncelli e 1 amaro. Infine, chiediamo il conto e… arriva un bel blocchetto di pelle nera (molto elegante), lo apriamo, dentro troviamo un fogliettino con sopra scritto A MANO: € 250,00!!! COSA??? Ci sembrava un costo spropositato rispetto a quanto consumato e poi, dico io, ma si presenta così un conto?
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Chiediamo il dettaglio delle varie portate che arriva dopo 15 minuti circa (beh certo, servono tempo e fantasia per inventarsi prezzi su due piedi) e, altra spiacevole sorpresa, stavolta il totale è di 300 euro! Insomma, sulle bevande niente da obiettare. Fatta eccezione per il vino della casa — una bottiglia di 750 cl alla modica cifra di 15 euro — i prezzi erano in linea con gli altri ristoranti, ma il resto è stato davvero vergognoso: Antipasto: € 144,00 (1 kg di mozzarella, 500 grammi di affettati e 8 crocchè); Primo: € 104,00 (8 piatti di cannelloni). Il cameriere ritorna per ritirare i soldi e, sentendo i nostri discorsi, precisa che il conto sarebbe stato di 300,00 € ma con lo sconto dobbiamo pagarne solo 240,00. Eppure sul misero fogliettino c’era scritto a penna € 250,00.
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Comunque, paghiamo (con la promessa che non torneremo e faremo tanta cattiva pubblicità), chiediamo la ricevuta fiscale e andiamo via. Percorsi 300 metri sentiamo qualcuno alle nostre spalle, indovinate chi era? Il cameriere: nonostante il freddo ci aveva inseguiti per avere indietro il dettaglio del conto. Motivo? Quello non era un documento fiscale per cui non poteva uscire dal locale. Ma stiamo scherzando, qual è il problema? Forse hai paura di quello che possiamo farci con quel dettaglio?
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Brutta esperienza davvero. Non oso immaginare il conto pagato dai turisti americani al tavolo accanto al nostro che hanno ordinato vini pregiati, brandy invecchiato, carne e altre prelibatezze. Purtroppo Napoli è una città piena di problemi ma la maggior parte dei ristoratori è onesta e sa fare il proprio lavoro, mi dispiace che per pochi sedicenti furbi, i turisti (e non solo) debbano spaventarsi e allontanarsi.
Alla faccia del sito che “non sbaglia mai”, sembra proprio che consigliando la Taverna do re tra i 10 indirizzi della Napoli low cost, Dissapore abbia preso un abbaglio. O volete dirmi che il trattamento ricevuto dal gruppo della nostra lettrice non è poi così scandaloso?