Arrivo eruttando gas, che non e’ cosa buona ma la guida spericolata della cavaliera di serata quella e’. Cedo il mio doppio pastrano pregando che non se ne sia accorto nessuno, mi si mostra indifferenza e apprezzo. In genere il servizio, che abbiamo messo a dura prova anche dopo facendo un casino fuori luogo, si confermera’ buono senza inutili stucchi veneziani. E mi siedo. Bello arioso lo spazio, alla sinistra del quale pare lo chef sia intento a cazzeggiare rilassato (non ozioso) dietro un Mac-qualcosa, sponda laptop. Di lui so solo che si chiama Andrea Alfieri, ha una faccia simpatica e che ogni tanto gigioneggia con Nicola Cavallaro su Facebook, robe tra chef di stanza a Milano. Piu’ tardi spadellera’.
Due schermi rimandano foto b/n di zone milanesi in loop eterno, son qui ancora adesso che cerco di capire se mi sian piaciuti (gli schermi), le foto b/n sono sempre affascinanti. Nascoste dalle scalette le insegne (e/o gli articoli) delle guide, e quelle/quelli non mi piacciono. A destra la food farm, sì la cucina, in parziale trasparenza. Mezza luce.
Belli i bicchieri dell’acqua e attraenti gli stuzzichini gia’ in tavola, con un accenno d’infatuazione per il parmigiano.
Si partisse dal dessert sarebbe una brutta partenza, perche’ l’ottima e amara salsa al caffe’ non riesce a convivere con il dolce (troppo) della meringa. Poi c’era anche la mousse di marroni, ma s’e’ confusa nella lotta meringa-caffe’.
Si parte invece dal welcome di cucina, flan di parmigiano e pere … ottimo, come quelle donne (o uomini) capaci di accendere fuochi senza saturare i sensi, e le curiosita’.
Gira la lista e si sceglie una Ribolla Il Carpino, del 2007. Non deludera’ la Ribolla (anche se meno “cattiva” di una recente sorella slovena by Nando), e fara’ sorridere la presenza di uno strano brand di acqua: Perier.
Non credo sia timido lo chef perche’ nella battuta di manzo con uovo e Parmigiano Riserva (allora e’ vero amore) si lascia tentare dal saporito e piazza grani di sale a dare verve al piatto, il risultato e’ molto sopra la somma degli ingredienti anche se il parmigiano in sfoglia si amalgama poco o niente … ma amo il sale quando e’ facilmente individuabile (a casa ne mangio qualche chicco ogni tanto) e potrei quindi essere considerato mezzo deficiente e carente di sodio.
La verve la perdo un po’ nei ravioli di stufato di lumache su zuppetta all’aglio e spuma di prezzemolo, dove una zuppetta fantastica non trova il modo di emergere contro la lumaca. E nemmeno di venire a patti per un accettabile compromesso. Peccato, ho goduto di piu’ facendo scarpetta con la sola forchetta una volta finiti i ravioli.
Nel frattempo, un paio di variazioni di foie gras mi avevano dato agio nel provare i panozzi, belli saporiti anche quelli. Con il foie gras ho sempre lo stesso amore-odio: mi basta una mezza forchettata per goderne ma lasciarlo li’ poi mi piange il cuore. E quindi lo finisco, e mi rodega. Ma il cremino prendetelo, che vale anche l’eventuale rodeghino.
E poi sua maesta’ il salmerino… che il lucioperca non era disponibile. Il salmerino viene di torrente con gamberi di fiume leggermente affumicati con zabaione al dragoncello e verdure in carpione. Contrasta tutto con tuttto, non vince nessuno neanche ai supplementari … e il piatto merita il top score di serata.
Poco avvezzo a prendere appunti precisi e a fotografare aggiungo che le descrizioni dei piatti arrivano direttamente dal sito, funzionale e aggiornato senza eccedere in simbolismi inutili, e le foto da Facebook.
Si torna? Intanto il numero e’ in rubrica, la zona e’ un po’ off-limits ma non si sa mai.
Sui 70 euro a crapa.