Metto insieme il 60° Festival della Canzone Italiana di San Remo e il Primo Palio dello Stufato alla Sangiovannese di San Giovanni (Valdarno). Lo faccio perchè in molti campi la critica e il popolo sono ormai divisi da un abisso incolmabile: quasi mai il successo commerciale arride ai protagonisti meglio considerati dalla critica. Come dimostrato dai due santi (Remo e Giovanni) che a meno di dodici ore di distanza hanno visto materializzarsi sotto il loro patronato il più drammatico degli scismi: la giuria popolare sconfessa la giuria tecnica. A San Remo premiando con l’ingresso in finale il Trio (Pupo, Emanuele Filiberto e il Tenore) e giubilando di gran carriera qualcuno che almeno sapeva cantare, a San Giovanni issando sul gradino più alto del podio la preparazione della Gastronomia Mariella e Lucia , che non era la prediletta della giuria dei “critici”.
C’è chi dice – con Michele Serra – che questo è il frutto di una ventennale ricerca del livellamento verso il basso, e per la verità vedendo quali sono i ristoranti pieni e quali brillano per la loro semivuotaggine ci sarebbe da credergli. Molto più facile vendere una piccante arrabbiatona che un distillato di zuppa di pesce…
Ma a noi cosa resta? Dobbiamo accontentarci di una dittatura della democrazia o possiamo conservare l’arbitrio di andare, provare, raccontare e se è il caso criticare anche il Più Amato degli Italiani?
Post Scriptum. Per amore di verità lo Stufato alla Sangiovannese di Mariella e Lucia era arrivato secondo di una incollatura ed era comunque ben fatto, mentre il pezzo del Trio secondo molti – e io tra di loro – non solo non avrebbe dovuto entrare in finale, ma nemmeno partecipare al Festival. Anzi, mai essere inciso.