Noncelapossofare. Tipo che non posso aspettare lunedì 1° febbraio per una top ten sull’Emilia Romagna. Lo so che il 1° febbraio è il giorno che Identità Golose, sì certo, il congresso di cucina milanese, dedica all’Emilia Romagna, ma certe discussioni mi hanno fatto entrare in loop: sbranerei solo prosciutti, mortadelle, tortellini, parmigiani, aceti e bolliti. E se oggi mi sono svegliato emiliano-romagnolo, come mi assecondo? Elencando 10 posti da non mancare quando tornerete in Emilia Romagna.
CASA ZANNI, Villa Verucchio (Rimini). Più che un ristorante uno stato della mente. Casa Zanni, ricavato da un frantoio del 1600, è esattamente come immaginate debba essere una trattoria romagnola. La maestosa stufa a legna per cuocere la piada, i tagli di carne brutalmente esposti nella macelleria e cucinati sulla vecchia graticola. Intorno, il profumo gagliardo del vino conservato nelle grandi cantine. Capita, a volte, qualche concessione ai (molti) turisti di passaggio. Immagine: Flickr/orMone.
MARCONI, Sasso Marconi (Bologna). It’s a man’s man’s world e l’Emilia Romagna non fa eccezione. A parte Aurora Mazzucchelli, poco più di trent’anni, subentrata ai genitori nella cucina del ristorante che vale una stella Michelin. Figura inconsueta di giovane e attraente rossoramata a suo agio sia con gli artifici stile Ferran Adrià che con i possenti tortelli ripieni di mora romagnola. Speriamo non si sposi, non subito almeno. Immagine: Viaggiatore Gourmet.
LOCANDA MARIELLA, Fragnolo di Calestano (Parma). Tavola di tradizione in una palazzina facciavista-con-scalinata oh così anni ‘70. Piatti casalinghi e sopra a tutto una fantasmagorica cantina. Cantina di pancia, assemblata in anni di viaggi alla ricerca di tesori da Guido, compagno di Mariella. Hi-fi news and wine, il suo negozio in centro a Parma, è probabilmente unico al mondo. Ci compri indifferentemente una bottiglia o un amplificatore valvolare McIntosh. Immagine: La grande abbuffata.
IL POVERO DIAVOLO, Torriana (Rimini). Il fatto che un patron esigente e scorbutico come Fausto Fratti avesse fortemente voluto nella sua Osteria il 33enne Piergiorgio Parini, passato dalla scuola impegnativa degli Alajmo (stage al pluristellato ristorante Le Calandre di Rubano vicino Padova) era un segno. A Torriana, il suo talento, uno dei più vistosi d’Italia, ha prodotto una cucina quintessenza della semplicità, specie negli abbinamenti sempre originali e perfetti. Accasato Parini, l’Emilia Romagna si è aggiudicata un pezzo di futuro della cucina italiana.
PODESTERIA, Gombola (Modena). Ci sono pochissimi motivi perchè si debba sapere dell’esistenza di Gombola, piccolo centro quasi disabitato incastrato in fondo alla Val Rossenna. Uno è la Podesteria, ostello per tutte le età dove è meglio prenotare. Il menù è fisso, ma quel che conta è che ci sia il gnocco. Perché in Emilia Romagna non c’è posto che faccia il gnocco fritto meglio della Podesteria di Gombola. Perciò, nemmeno nel resto del mondo.
OSTERIA LA FRANCESCANA, Modena. Dobbiamo aggiungere altro? Immagine: L’Express.
LOCANDA DELLA TAMERICE, Ostellato (Ferrara). A me quelli che metton su l’aria di superiorità con Igles Corelli fan tanto tenerezza. Perché lui è un maestro vero, stimato e adorato dai colleghi. Vederlo lavorare insieme ai suoi allievi nella cucina a vista del locale di Ostellato, bello, colorato, e arredato in modo originale, è uno spettacolo degno di Food Network. Carta semplice, cucina potente, approdo sicuro.
PASTICCERIA GOLLINI, Vignola, Modena. Se siete a Vignola per motivi diversi dalle amarene, significa che la vita ha ancora molto da insegnarvi. Almeno rifatevi con la Torta Barozzi, la torta al cioccolato il cui profumo fa parte del paesaggio vignolese al pari della Rocca. Si fa solo alla (costosa) pasticceria Gollini, e da oltre 100 anni. Immagine: Flickr/!Tranq72.
RIGOLETTO, Reggiolo (Reggio Emilia). Non fatevi suggestionare dagli ammennicoli. Tazzine e bicchierini con dentro ombre di crema e gelatina. Il Rigoletto non è un ristorante per “Piccole Donne”, anzi sottrarsi alla cucina di Gianni D’Amato è un peccato di lesa-tecnica. Tecnica, non come avveniva con i batteristi dei supergruppi rock anni ’70, al servizio della creatività, e mai fine a se stessa. Immagine: La grande abbuffata.
OSTERIA BOTTEGA, Bologna. Salsicce crude e spalle cotte fatte in casa, tortellini che levati, una versione della tagliatella, si metta a verbale, da altare votivo, parmigiani e lambruschi della felicità. E Daniele Minarelli, oste sul serio e ennesima attrazione del locale. Chissenefraga se il posto è piccolissimo, se i tavoli sono appiccicati e se manca il parcheggio. L’Osteria Bottega è l’Emilia Romagna. Immagine: La grande abbuffata.