Tutti abbiamo un’esperienza da raccontare, di quelle che c’è un prima e un dopo. Forse è stata la Passatina di ceci di Fulvio Pierangelini ad aprirci un mondo. O forse qualcosa di più semplice: una pizza di Gabriele Bonci. Di seguito trovate le 20 volte che hanno cambiato la vita degli editor di Dissapore, di oggi e di ieri. Poi tocca a voi fare altrettanto. Beh, se non proprio 20…
1 – La Madonnina del Pescatore, 1998. Chef Moreno Cedroni. “E poi quei cucchiai, quelle combinazioni così “astruse”, quelle esplosioni di sapore: la costoletta di rombo con fondo di birra scura e trippa di pescatrice servito con un Tignanello di quindici anni, poh!” [Stefano Caffarri]
2 – La Capanna di Eraclio, 2010. “La frase cult della Wanda quando gli rompi i maroni è: “ti do un pugno sul naso” e alla veneranda età di antaqualcosa stende la pasta a mano, prepara una brace con legno di alloro per un camino dalla bocca di due metri e detiene i segreti supremi del fritto”. [Francesca Barreca]
3 – Lo Scoglio, 2009 – Da allora, per questo piatto, si perpetua un continuo pellegrinaggio di fedeli devoti alla zucchina neranese. Un viavai di barche, dai tipici gozzi sorrentini in legno fino agli yacht di principi e regnanti [Maurizio Cortese]
4 – Il Canto. “L’insalata di alghe, erbe aromatiche e radici, da mangiare con le mani, continua sulla stessa lunghezza d’onda. Faccio fatica a comprenderne il senso. Comincio ad aver voglia di qualcosa che riporti la mia memoria al luogo dove mi trovo [Maurizio Cortese]
5 – Pizzarium, 2009. Seguono in rapida successione: 1) Pellegrinaggio alla venerata pizzeria/rosticceria/cavità Pizzarium in via della Meloria 43, a Roma. 2) Fulminea conversione al verbo bonciano contraddistinta dalla cantilena: “mi dia un pezzo di tutte le pizze” [Massimo Bernardi]
6 – Il Gambero Rosso, 2009. Il Gambero Rosso è il ristorante che François Simon, critico gastronomico di Le Figaro, ha definito il migliore del mondo. L’intuito di Pierangelini, la perfezione della sua tecnica di cucina gli è valsa due stelle Michelin, impensabili in un ambiente elegante e nulla più. [Leonardo Ciomei]
7 – Il Trigabolo, 1990. Ristorante di classe superiore, non ricordo i piatti, allora non scrivevo nulla: ma lo stupore continuo sì. [Stefano Caffarri]
8 – La Grotta, 1989. Piatti di alta scuola a prezzi da osteria. Quel giorno mangiai risotto, piccione, pesce selvaggio su una tavola apparecchiata con la fiandra , posate d’argento e bicchieri di cristallo. Il primo locale gourmet della storia italiana a fare certi numeri, e ti credo con quei prezzi [Arcangelo Dandini]
9 – Uliassi, 2010. Da oggi, nella vita di relazione col prossimo non sei più lo stesso. Con chiunque, per chiunque, sempre, comunque e ovunque citerai Alberto Sordi (Il marchese del Grillo). “Io sono stato da Uliassi e voi non siete un ca**o“. [Alessandro Moricheti]
10 – McDonald’s di Roma, 1986. L’impatto con il primo punto vendita in Italia fu devastante: qualità minima dei panini e degli inutili primi piatti che venivano serviti nella grande sala a temperatura polare. Queste sono tappe che rimangono [Leonardo Ciomei]
11 – Cracco, 2007. Arriva il momento del conto: 1.270 euro. E’ un conto che l’editor non può ovviamente presentare alla sua azienda. Chiede spiegazioni al sommelier: “Ma lei non ha visto che di vino non so nulla? “Dottore, pensavamo che lei se ne intendesse”, gli risponde l’altro [Massimo Bernardi]
12 – Don Alfonso, tutta la vita. Se mia madre mi ha nutrito Alfonso Iaccarino mi ha insegnato a mangiare. L’amore per la terra, le tradizioni, la stagionalità, il mangiare sano… un Maestro che mi ha allevato come un figlio. [Maurizio Cortese]
13 – Il Povero Diavolo, 2010 … Finché non arriva il risotto con acqua di pomodoro a battezzare la neonata sezione “da ricordare finché campo”. Un piatto all’apparenza anonimo come un risotto bianco, senza niente. Beh, il sapore faccio fatica a descriverlo, l’estetica è zero, il gusto è tutto. [Alessandro Morichetti]
14 – Michele da Ale, 2009. Ho mangiato una pizza con i superpoteri, la migliore del mondo lontano da Napoli. Al metro, cornicione alto, centro sottile e morbido per consentire la piegatura a libretto, e la insidacabile fogliolina di basilico. La prima volta che ci andate vi vampirizza con la pizza. E dopo è un casino, ecco. [Massimo Bernardi]
15 – Arcangelo, 2009. (a proposito: per la pasta, ha ragione lui: va cotta poco. Pochissimo. Meno. Se non ci credi provala, e ascolta la botta di grano crudo nelle gengive, quando addenti [Stefano Caffarri]
16 – Pizzaria La Notizia. Fa storia a sé nel panorama delle pizzerie napoletane. Stesso concetto dell’alta ristorazione applicato al cibo popolare per eccellenza, i migliori prodotti che la nostra regione offre finiscono sulle pizze di Enzo Coccia [Maurizio Cortese]
17 – Combal.zero, 2009. Poi il cibo, le chiacchiere. Tante quante sono state le sigarette che Davide ha fumato: Però lui ha una faccia da sigaretta, non c’è dubbio, e pure un po’ da cinema. Penserei a Jean Gabin e all’atmosfera di quei film lì, fumosa [Francesca Ciancio]
18 – La Pineta, 2010. Alla fine di una strada che costeggia la spiaggia per chilometri trovate finalmente una capanna di legno. Ringraziate la vostra tenacia, è proprio quando pensate di aver sbagliato che siete sulla buona strada per La Pineta di Marina di Bibbona [Massimo Bernardi]
19 – Alice, 2009. Una Casa progettata fino nei particolari, ma approssimativa nella sostanza: servizio balbettante, con papere degne della Sagra del Polpo di Rocchetta Bacchetta e cucina velleitaria [Stefano Caffarri]
20 – Osteria Francescana, 2010. Il percorso che porta al piatto è evidente: progetto, achitettura prove empiriche: ma l’idea alla fine viene scalpellata via dal tutto e rimane un concetto, uno solo. Esatto [Stefano Caffarri]
[Immagine: Maurizio Camagna]