Con l’obiettivo di riconquistare i clienti in difficoltà o semplicemente disinteressati, i ristoratori americani fianco a fianco con i cervelli del marketing alimentare, hanno provato a superare la crisi cavalcando le nuove tendenze culinarie. In attesa di sapere se prima o poi sbarcheranno in Europa, nuovi studi ci dicono che alcuni di questi trend sono vere novità, altri invece realtà note tipo la cucina di strada e il concetto di fast-food. Secondo una nota trendoligist, (lo so, ma la definizione non è nostra) durante il 2010 negli Stati Uniti si sono affermate queste 8 tendenze:
- GOURMET-ON-THE-GO | Ovvero, i cuochi si sono ispirati allo stile dei venditori ambulanti copiandone la praticità e la semplicità del cibo; i supermercati invece hanno proposto la cucina raffinata al dettaglio.
- “FAST-FOOD” SANDWICH SHOP MA DI QUALITA’ | Anche negli Stati Uniti ha trionfato la cultura del panino, con un’offerta varia di sandwich fatti di ingredienti locali e selezionati.
- NEGOZI-BOUTIQUE DI ALCOLICI | Forse tra le tendenze più importante del 2010, con l’apertura di bar specializzati nella vendita di liquori, e di degustazioni mirate alla vendita di prodotti alcolici artigianali.
- CONDIMENTI NATURALI E CONSERVE FATTE IN CASA | Non solo la riscoperta dei prodotti fatti in casa e del piacere di coltivare l’orto, ma anche quello di vendere tutto online.
- MACARON PARIGINI | Hanno spopolato ovunque questi pasticcini stile “ringo” in abito da sera: coloratissimi, fotogenici, glamour.
- BAHN MI E BAO | Panini esotici nel ripieno. Da Taiwan il primo, farciti di carne di maiale; dal Vietnam il secondo, ripieno di carne grigliata o paté. Un pranzo veloce, gettonatissimo a LA, Chicago…
- IN MACELLERIA | Sia il consumatore che i cuochi hanno imparato dal macellaio di fiducia come riconoscere i migliori tagli di carni e come cucinarli. Sporcarsi le mani di sangue ha fatto tendenza.
- NETTARE DI AGAVE | Nel 2010 è diventato lo sciroppo toccasana, naturale, che fa bene a tutti e a tutto.
Dicevamo che alcune di queste tendenze sono tutt’altro che novità, specie da un punto di vista strettamente italiano. Ma ribadiscono che il combo tradizione-novità funziona sempre da esca, e che per rimettere in piedi l’economia dei ristoranti bisogna ripartire da ricette e prodotti familiari oltre che semplici.
Ma la cosa più interessante dello studio è il ruolo attivo del consumatore nel definire il mercato alimentare del futuro. Ci spiega la trendologist che una tendenza, indipendentemente da chi la sfrutta, cioè la grande distribuzione o l’alta ristorazione, inizia sempre con un bisogno del consumatore da soddisfare. ‘Pensiamo al successo del wasabi per esempio, è entrato nella cultura culinaria americana perchè mancava un prodotto con quel sapore particolare, oltretutto versatile e con proprietà benefiche apprezzabili’.
Pur escludendo l’omogenizzazione delle culture culinarie, lo studio sottolinea che il mercato europeo somiglia sempre di più a quello americano. Gli Americani amano le novità mentre gli Europei sono meno avventurosì nell’esplorare nuovi sapori. Ma non è la varietà delle scelte che garantisce automaticamente la qualità del cibo, la differenza la fa ancora chi si ostina a portare in tavola i prodotti freschi.
[Crediti | Link: Ccdsf. Immagine: Kelvin Lush]