Cenando al ristorante, quelli tipo noi, in fondo persone dalla quotidianità normale, possono essere epicamente fortunati: i vicini di tavolo sono la cosa più bella vista in eoni, una specie di ciliegina sulla torta. “Gran parte dei vicini di tavolo ha il tovagliolo annodato al collo e parla solo di cibo – alla mia destra lunghe disquisizioni su come si frigge il pesce gatto, alla sinistra scambi d’opinione sui locali di Manhattan dove si mangia la carne migliore -, capita persino che si finisca per parlarsi da tavolo a tavolo e di venir salutati con l’augurio di buon proseguimento da chi ha finito e se ne va“.
Oppure epicamente sfortunati: i vicini di tavolo sono chiassosi avanzi di Drive In dediti alla bassa vanzinità barzellettara, razzisti, misogini o burini all’eccesso. “Attorno a questi maschi ipertatuati e in canotta ronza una gran quantità di veline vere o aspiranti, abbigliate in minigonna inguinale e stivali flosci su pelle nuda. Di solito masticano gomma americana e stanno poco sedute, vagando di tavolo in tavolo, agitandosi, ridendo, parlando moltissimo al telefonino. ‘Ciao Pii, sono la Evelin!’, ‘Ciao Amooore!’, “Vany, corri che c’è Bobo!’ (il Bobo in questione è il calciatore Vieri)“.
Non so in che misura la responsabilità sia ascrivibile ai ristoratori, i clienti molesti sono una variabile difficile da controllare. Non so nemmeno — ma forse voi sì — se qualcuno di loro abbia escogitato una tecnica per convincere il burino a desistere, dirgli semplicemente: “smettila, sei un burino”, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.
Ma, come scrivono gli inglesi, niente distrugge una cena decente quanto l’obbligo di dividere l’ossigeno con il barzellettiere torrenziale (le cui battute fanno così “Paese Reale” che uno potrebbe tranquillamente smettere di guardare Zelig), il fanfarone ubriaco e sbruffoneggiante, la coppia che litiga, l’idiota che perseguita il cameriere.
E ora, un po’ di vita vissauta, giusto qualche caso tanto per gradire.
— Il direttore del ristorante chiede a un signore vistosamente ricco di abbassare il tono della voce causa lamentele dei vicini di tavolo. E quello: “spero che spendano almeno la metà di quanto spendo io”.
— Al tavolo di una coppia, lui si spruzza addosso una dose generosa di deodorante, poi rivolto a lei dice: “al primo appuntamento sono sempre teso. Teso, sudato, e un po’ puzzolente”.
— Un signore, notando che la vicina di tavolo ha preso la porta del ristorante e se n’è andata dopo una rumorosa litigata col fidanzato, gli si avvicina e fa: “E’ il momento di trovarne un’altra, non crede? La cerchi con un tono di voce meno petulante, dia retta a uno sciocco”.
Mai capitato un vicino di tavolo rovinacena? In che modo, sicuramente inopportuno e asfissiante, ha molestato voi e gli altri clienti? E che cos’avete fatto, sempre che in situazioni simili esista qualcosa da fare?
[Crediti | Link e immagine: Guardian. Le recensioni in pillole sono di Camilla Baresani]