Le oscenità che travolgono Napoli sono così tante che viene voglia di chiedere un armistizio, ci mancavano solo le catene di pizzerie chiuse per riciclaggio. L’antidoto, almeno per me, è parlare di altre Napoli, di una storia familiare bella e pulita, di impegno e fatica, di una serranda che nessun siglillo dell’autorità giudiziaria dovrà mai abbassare. E’ una storia che inizia con un incontro mancato: la signora Anna Caccioppoli avrebbe potuto conoscere Garibaldi se solo, in quel giorno del 1860 entrando in città, il generale si fosse fermato nella nuova pizzeria costruita intorno alla sua invenzione: la pizza fritta. E questo, trent’anni prima che un tale Raffaele Esposito festeggiasse con un disco tricolore la Regina d’Italia Margherita di Savoia.
Da quando suo figlio, Gennaro Apetino, volle dedicare il locale alle sue quattro bambine Anna, Antonietta, Nunzia e Rita, “D’E’ FIGLIOLE” a Napoli significa pizza fritta in ogni possibile declinazione. La sua storia, inevitabilmente, è la memoria della città: nel 1945, le devastazioni della grande guerra costringono al trasloco e all’ampliamento del locale e di quel nuovo sogno oggi resta qualche ricordo in bianco e nero, fotogrammi di puro neorealismo alle pareti vuote, dove troneggia un grosso trenta, il costo in lire della felicità di allora.
Poi, l’epidemia di colera del 1973, che non doma l’entusiasmo di Gennaro, ormai anziano, ma spinge le giovani nipoti Giuseppina, Immacolata e Concetta verso un ultimo, definitivo, trasloco. Adesso sono loro a preparare la pasta di prima mattina sigillando il ripieno tra due dischi dietro il banco di marmo.
La sala è semplice, anche la tovaglia di carta è considerata superflua, siedo al tavolo e so perfettamente cosa mi aspetta: pizza fritta. La suggerisce un inutile menù di quattro righe (“è il fornitore della Coca Cola che li fornisce”, si giustifica il bisnipote Franco) ma è più divertente ascoltare le millemila personalizzazioni dalla viva voce dei banchisti, tanto in nessun caso la pizza fritta D’E’ FIGLIOLE costerà più di 3 commoventi euro (4 al tavolo).
Potete sbizzarrirvi con la classica (ricotta, pomodoro,cicoli, salame e pepe), quella scarola, olive nere e acciughe, o con la chicchinese (un mix tra le due) e la salsiccia e friarielli. Insomma, l’avete capito, potete comporre la vostra pizza fritta a piacere, dichiarandovi davanti a una delle tre ultime “figliole” di Napoli.