Voi che siete persone di mondo sapete che oggi Francesco Sposito, 26 anni, è il migliore cuoco campano. Gli altri se ne accorgeranno a cose fatte dirigendosi verso Brusciano, hinterland di Napoli, e mangiando al ristorante Taverna Estia. Ma il precoce talento è anche uno cui capita che parta l’embolo dell’ingiustizia. Lo abbiamo scoperto leggendo una recensione elettrizzata commentata tra gli altri, proprio da Francesco Sposito. Che dopo aver ringraziato i critici attenti se la prende con quelli che cinque mesi dopo “aver concordato un passaggio e mangiato di tutto TRA L’ALTRO SENZA PAGARE, non hanno ancora recensito il ristorante. Probabilmente non avendo avuto ‘prezzemolo’ nei piatti si è dimenticato di noi” (la parola “prezzemolo” dovrebbe essere una traccia).
Non so voi, ma io dopo aver letto il commento qualche domanda me la sono fatta. Tipo: di chi è l’ingrata “penna” che ha sbafato a sbafo? E da quando abbiamo deciso che una “penna” non deve pagare il conto al ristorante? O che se lo fa è obbligato a scrivere una recensione riparatrice? Secondo voi, una recensione riparatrice può essere obiettiva? Ultima, promesso: cosa spinge un giovane cuoco di talento a entrare in questa specie di spirale dello squallore?