Di professione chef. Che sa anche rischiare. Certo non tanto quanto noi cinque deficienti che ___tutti___ abbiamo confuso Ripa di Porta Ticinese con via Lodovico il Moro (tutto a Milano naturalmente). Tronfi di aver parcheggiato comodi in piena zona navigli ce la scarpiniamo per 2.3 km (ci tengo alla precisione in questo caso) fino al ristorante che, paziente, ci aspetta per una mezz’ora abbondante. Amen, dopo una stretta di mano del padrone di casa. Ci vorrebbe anche una doccia nonostante la fresca estate lombarda, ma tant’e’.
Entree fredde degne di nota per via di un tondo, piccolo e piccante peperone ripieno di crema eterea di formaggio. Al tavolo qualche piccola stoviglia plasticosa, scelta davvero “curiosa”.
Omaggio caldo dalla cucina che costituisce il primo azzardo, non svelabile. E comunque la gelatina e’ un composto spesso inutile.
Nicola Cavallaro al San Cristofaro
via Lodovico Il Moro 11, Milano
Tel. 02 89126060
Chiuso per ferie fino al 5 settembre.
Sito
C’e’ del verde alle pareti e del marrone per terra, una musica rivedibile in background e suppellettili spigolate marroni anche loro. L’insieme e’ armonioso anche se gli esteti veri tra di noi passano da un esagerato “merda totale” a uno stolto “non me ne frega niente tanto se mangio bene non mi accorgo dell’ambiente”. La questione e’ annosa: utile discutere con simili teste ? … creo seduta stante una nuova linea di pensiero: “va bene cosi’ anche se”. 3 a 2 per me alla fine, se non erro.
Vado sicuro per la degustazione mediana e nell’attesa apprezzo (senza sbavare) pani e (sbavando un po’) taralli.
Grande ricerca di delicatezza in tutto, a volte sposata con rischio allo stato puro (zuppa fredda di pomodori verdi e soprattutto altro), a volte con tradizione inattesa (sarde in saor).
Servizio rigoroso, brioso e curioso, comunque mai noioso anche se brutalmente messo alla prova da: “vorremmo un calice da abbinare a ogni piatto, si puo’ fare ? “Certo ! (omissis: poco importa che abbiate preso ognuno cose diverse, mi piacciono le sfide SGRUNT !)”
Calice che mi concedo molto volentieri su uno chablis innominato, ma di chiara e meritata fama.
Piccola pasticceria finale tranquilla e gradevole, con una rischiosissima e molto apprezzata caramella all’olio d’oliva.
Dibattito tra attesa conto e taxi (per tornare alla macchina, sob), solita birra artigianale chiesta dal solito sborone … e’ meglio qui o alla Cuccagna ? (???) … per me e’ molto meglio Zazza (!!!!!!) … si vira sull’unica eventualmente utile domanda. Torneremmo ? Io si, anche se il conto e’ il giusto saporito per livello e posizione.
In taxi la splendida biondina, piu’ straripante del solito, mi fa notare una “piccolezza” … “certo che una visita al tavolo ce la poteva anche fare”. Concordo, ma senza malanimo.
Di professione chef, di cognome Cavallaro.
[Fonti: La linea dell’inutile]