M**Bun seduce ancora? L’apertura pre-natalizia del nuovo e terzo shop torinese, è l’occasione che attendevo per tornare nella prima agrihamburgeria italiana, rinomata non solo per i congrui panini, ma –qualcuno lo ricorderà– anche perché diffidata da McDonald’s dall’uso del prefisso Mc. Da lì arriva il doppio asterisco del nome.
Con il nuovo negozio di via Rattazzi (alle spalle della centralissima via Lagrange) M**Bun è un format di ristorazione che arriva alla piena maturità: era dai leggendari tempi di Burghy che una catena nostrana non competeva ad armi pari con i colossi americani inventori del genere.
Se alcune idee sembrano già viste, come le stanze family friendly con i giochi per i bimbi, i menu combinati per sveltire i tempi e aumentare lo scontrino medio (dati i prezzi contenuti), fino al packaging bio che strizza l’occhio alla raccolta differenziata delle stoviglie usate, il fascino della formula resta intatto.
M**Bun si è inventato il fast food italiano (o per meglio dire, di tradizione piemontese), con passione e competenza. Ecco così che la carne proviene dell’azienda agricola di famiglia (Scaglia), certificata dal consorzio Coalvi, è possibile scegliere tra vini al bicchiere o SorA’laMA’, birra M**Biunda e M**Rusa sia spinnata che in bottiglia, ovviamente locale e artigianale, fino alla cola autoprodotta e ribattezzata Molecola in onore della torre sabauda trasformata nel frattempo in museo del cinema (Mole – Cola).
Proposta gradita dai più giovani, che trovano anche il wi-fi gratuito, come dal direttore del famoso quotidiano cittadino, intento a fotografare i panini come un foodblogger qualsivoglia. A dimostrazione che il successo dell’hamburger gourmet è davvero trasversale.
Casomai, a chiamare M**Bun semplicemente fast-food, pur se gratificato dai vari prefissi agri e slow, gli si fa un torto, basta osservare la lavagna che invita subdolamente a provare robiole al forno (squisite le Prus con le pere), carne cruda, polpettine (dette Mach Bale, piccole, buone e saporite) e la zuppa del giorno, sempre tonica visto il freddo di Torino.
Ho assaggiato la crudité nella forma di un tris di carne. Partenza con la Piemontesa, delicata con olio, sale e limone, interludio con la Franseisa alla senape, capperi e acciughe, dal sapore più deciso, per concludere con la Mediterranea accompaganta da pomodorini secchi, olive e peperoncino, forse la meno riuscita delle tre. Carne cruda in un fast-food, eresia? No, bellissima scoperta!
Gli hamburger, di media cottura, sono serviti in un panino all’italiana dentro un sacchetto di carta (non il classico bun rotondo, per intenderci) e accompagnati con verdure e salse artigianali adeguate al livello della carne. Del mio primo M**Bun (100% fassone, insalata e pomodoro a 6€) ho il piacevole ricordo di una carne buona ma non troppo saporita, che ho dovuto vivacizzare con un pizzico di sale; applausi per il Tuma (70% carne di bovino e 30% di suino, più insalata e pomodoro a 5€) più equilibrato nel gusto grazie all’uso del formaggio, manco a dirlo piemontese. A rotazione in menu anche un panino di stagione (nel mio caso il Macapunet con verza e gorgonzola) e una proposta vegetariana, il Mach Del Ort con le melanzane alla parmigiana, godurioso.
Le patate non surgelate sono tagliate a foglia, scelta che le rende dorate e croccanti, e si abbinano con il ketchup fatto in casa, dolce, delicato, senza retrogusti acidi, che come da McDonald’s costa 0,20 cent in più.
Dopo l’ordine alle casse, ho ricevuto un beeper per sedermi al tavolo ed essere richiamato a panini pronti, l’attesa è stata breve malgrado la calca. L’offerta è completata dal pane senza glutine per i celiaci, non può mancare il take-away (“ciapa lì e porta a cà”) e sono previste casse dedicate alle gestanti.
Ai militanti della fierezza piemontese non sfuggirà che dall’agrihamburgheria (M**Bun) alla agrigelateria (Poirino), Torino è sempre più il food-laboratory d’italia, la città dove sono nati, prontamente imitati, i primi esempi di filiera a km zero della ristorazione.
M**Bun
via Rattazzi 4 – Torino
corso Susa 22/E – Rivoli (TO)
Corso Siccardi 8/A – Torino
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Andrea Soban]